Leonardo di
Caprio: J. Edgar Hoover
Armie Hammer: Clyde Tolson
Naomi Watts: Helen Gandy
Josh Lucas: Charles Lindbergh
Ed Westwick: agente Smith
Lea Thompson: Lela Rogers
Dermont Mulroney: colonnello
Schwarzkopf
Jeffrey Donovan: Robert Kennedy
Stephen Root: Arthur Koehler
Judi Dench: Anne Marie Hoover
Ken Howard: generale Stone
Regia: Clint
Eastwood
Sceneggiatura:
Dustin Lance Black
Fotografia:
Tom Stern
Scenografie:
James J. Murakami
Nel 1919 Edgar Hoover (Leonardo di Caprio) è poco più che un ventenne
di stanza al dipartimento di giustizia, sotto il comando del direttore Mitchell
Palmer. L’arresto del capo del movimento radicale Emma Goldman proietta Edgar
ai vertici del dipartimento e oltre, dinanzi alla scrivania del Generale Stone (Ken
Howard), da cui riceve la conduzione del Federal Bureau of Investigation (FBI).
È l’inizio dell’impero di Hoover, riformatore del Bureau, prima, e dell’intero sistema
investigativo americano, poi. Per più di un cinquantennio Hoover vivrà per e
con l’America, combattendo dalla sua scrivania tutti i suoi nemici.
“Una società indifferente e riluttante ad imparare dal passato non ha
futuro. Non dobbiamo mai dimenticare la nostra storia. Non dobbiamo mai
abbassare la guardia”. Queste parole, affidate dallo sceneggiatore Dustin Black
all’Hoover di Leonardo di Caprio, basterebbero per capire l’uomo che per più di
mezzo secolo ha accompagnato ed incarnato gli Stati Uniti. Fiero, duro e
risoluto, Hoover ha dedicato tutta la sua vita alla bandiera a stelle e strisce.
Direttore dell’FBI dal 1924 al 1972, avversario giurato del comunismo e
vincitore nella battaglia al gangsterismo. Uomo ossessivo ed ossessionato,
sempre in bilico tra la paranoia e la sfiducia, incapace di un’interazione sana
lavorativa e personale. Eroe e nemico. Amato ed odiato. Cuore pulsante di un
America “nera”, tenuta insieme da segreti e complotti, mai pacificata ed in
continua ricerca d’una lotta in cui impegnarsi.
Sempre coerente alla sua profondissima attenzione politica, il
magistrale Clint Eastwood, regista de “J. Edgar”, tratteggia in maniera storicamente
corretta la vicenda dell’Hoover “uomo pubblico”. Ma ad Eastwood questo non
basta. Trasforma la celebrazione storica in una storia di vita, la storia di un
uomo fragile, incatenato alla propria carriera ed incapace di vivere le proprie
emozioni. L’estremo attaccamento alla madre, la velata vicinanza al collega ed
amico Clyde Tolson, ed ancora i repentini cambi di registro sono solo alcuni
degli artifizi usati dal regista per centrare la propria attenzione su Edgar e
non su Hoover: non sembra un caso nemmeno la scelta del titolo.
Se a dirigere le telecamere troviamo uno dei senatori dell’olimpo
hollywoodiano, il talento non sembra mancare al restante entourage. Eastwood si
affianca il giovane sceneggiatore Dustin Lance Black, presentatosi al grande
pubblico curando per tre lunghi anni il lungometraggio biografico “Milk” che
gli valse l’Oscar alla miglior sceneggiatura nel 2009. A vestire perfettamente
gli eleganti doppiopetto di Hoover è Leonardo di Caprio, capace di anteporre
davanti alla cinepresa entrambe le anime del suo personaggio. Al suo fianco,
Armie Hammer e Naomi Watts, sostituita di Charlize Theron, cui si aggiunge un cast
ricco e numeroso tra cui spiccano Ed Westwick, beniamino della famosa serie tv
“Gossipgirl”, Lea Thompson, meglio nota con lo pseudonimo di Lorraine Baines
McFly, e la madrina d’onore Judi Dench.
Vicende private e carriera politica, storia di un paese e parabola di
vita, tutto si condensa con splendida armonia narrativa ed interpretativa
nell’ennesimo capolavoro di Eastwood.
VOTO 8/10
Marco
Fiorillo
Pier Lorenzo
Pisano
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