La vera
notizia è che il weekend appena passato abbia contato solo cinque pellicole.
Perché di queste, nessuna supera le altre per qualità o innovazione, e il
livello cala generalmente. Vediamo insieme i veri protagonisti del fine
settimana.
I PROTAGONISTI
Dagli States arrivano due pellicole. Protagonista di “Bel Ami” Georges Duroy, squattrinato
reduce della Guerra in Algeria, di ritorno nella Parigi di fine XIX secolo.
Casualmente in un locale incontra Charles Forestier che gli regala i soldi necessari
per un abito, fondamentale per il debutto in società: comincia per Georges,
soprannominato Bel Ami per le sue doti di seduttore, la scoperta dell’universo
femminile, della carriera, del potere. Come ogni opera senza tempo, “Bel Ami”
di Guy de Maupassant torna ad essere periodicamente saccheggiata dallo Schermo,
grande e piccolo. Questa volta tocca al tandem Donnellan- Ormerod che sceglie
la strada della conduzione più che della riduzione: nonostante la loro
rivisitazione pecchi in brillantezza, hanno il merito di liberare dal suo
vampiresco passato Robert Pattinson, facendolo perfettamente interagire con le
tre bellissime Uma Thurman, Christina Ricci e Kiristin Scott Thomas. Di ben
altro respiro è, invece, “Battleship”,
in cui un’avanguardia di cinque navi aliene approda sulla Terra direttamente
dal Pianeta G, rintracciato dagli scienziati della NASA come papabile
alternativa alla vita umana. Sulla strada della minaccia extraterrestre, il
tenente di Marina Alexander Hopper e il suo “variopinto” equipaggio. Sci-fi dal
chiaro respiro eroico, la Universal per il centesimo anniversario si affida
alle magie tecnologiche della ILM (Industrial Light&Magic), alle idee di
Peter Berg e alle penne dei fratelli Hoeber. Ottimo il lavoro degli addetti
agli effetti, ampiamente sottotono gli altri tre, perché “Battleship” è
un’accozzaglia di cose già viste, riproposte nella solita solfa epica a stelle
e strisce.
Da una triplice collaborazione tra Italia, Francia e Romania prende
vita “Diaz”. La pellicola ripercorre
e rivive i terribili avvenimenti che
coinvolsero la scuola Diaz di Genova nel luglio del 2001, in occasione del G8.
La vicenda sfrutta la partecipazione corale, permettendo ad ognuno d’essere
protagonista e narratore, lasciando che siano sempre e solo i fatti i veri
protagonisti e narratori. Il tutto nasce dall’esigenza di risposte di Domenico
Procacci e Daniele Vicari che, a seguito di una lunga e laboriosa opera di
ricerca e d’indagine, hanno sentito il bisogno d’usare la loro celluloide per
dar voce a quell’oscura pagina di storia.
È il Vecchio Continente a far ancora da protagonista con le ultime due
pellicole. Produzione francese è “Ciliegine”,
in cui Amanda, delusa dal fidanzato, lo lascia alla vigilia del Natale ed
estende quella delusione ad ogni rappresentante del genere maschile. La
ritroviamo a poche ore dalla fine dell’anno, alterata da qualche bicchiere di
troppo e da una buona dose di nostalgia e piegata al garbato e sensibile
Antoine. Siamo all’esordio registico dell’italianissima Laura Morante,
impegnata per l’occasione sia dietro che davanti le telecamere, nei panni
proprio di Amanda. La permanenza di quel di Francia pesa sul suo nuovo impegno:
un’opera bilanciata, morbida, dalla forte presa emotiva ma dal discreto respiro
narrativo. Dall’Italia arriva, infine, “Poker
Generation”, la storia di due fratelli del piccolo borgo siciliano di
Scicli: fascinoso ed impulsivo giovanotto ossessionato dai film sulla mala
italoamericana, Tony, introverso genio ai limiti dell’autismo, Filo. Accomunati
solo dalla necessità di racimolare i soldi per le cure della sorellina e dalla
passione per il poker, insieme lasceranno la famiglia per i fumosi club
milanesi, ma divisi si ritroveranno ai tavoli del Malta Poker Dream.
Ispirandosi alla storia vera del professionista Filippo Candio, Gianluca
Minigotto dedica il suo primo lungometraggio alla mania e piaga della nostra
generazione: quel gioco diventato improvvisamente sport e vana speranza per i
tanti in ristrettezze. In casa, sui social network, al bar, su internet, nei
club, a casa degli amici, il Texas Holdem ha invaso “poco responsabilmente” le
nostre vite.
LE SORPRESE
Alla prima esperienze registica, si aggiudica la premiazione Laura Morante. Nata a Grosseto alla
metà del secolo scorso, si avvia alla carriera artistica calcando i palchi
teatrali, su cui esordisce con Carmelo Bene. Ben presto l’esordio
cinematografico ed il trasferimento a Parigi, negli anni ’80: nella capitali
acquista grande notorietà senza mancare i numerosi appuntamento offerti dalla
penisola.
I FLOP E I TOP
Tra i pochi protagonisti della settimana, indichiamo i meno brillanti:
3°.
Terzo tra i cattivi, Gianluca Minigotto. Il regista de “Poker Generation”, esordiente
nel mondo pubblicitario negli anni ’80, si ferma alla buona scelta del soggetto:
lo declina in maniera opaca anche a causa del limitato impegno attoriale.
2°.
A seguire, Rihanna.
La cantante barbadiana, dopo aver conquistato il mondo delle note, si convince
di poter passare con lo stesso esito al Grande Schermo: si crede una moderna “Soldato
Jane” ma anche da Demi Moore siamo molto lontani.
1°.
Primo flop è Peter Berg. L’attore e regista newyorkese assembla il suo
“Battleship” come un frankestein, attingendo da film di genere e non, sperando
che lo staff tecnico delle immagini possa fare il resto. La ILM centra l’obiettivo ma non basta.
In ultimo, i migliori del fine settimana:
3°.
Bronzo a Laura
Morante. La duplice prova da regista ed attrice fa rimpiangere la sua
“fuga” all’Eliseo ma, per onestà intellettuale, va detto che probabilmente è galeotto
il trasferimento parigino per la realizzazione di “Ciliegine”.
2°.
Premiazione corale per la ILM. Il laboratorio del’immaginazione fondato da George Lucas nel
lontano Maggio del 1975 firma l’ennesimo capolavoro grafico, salvando il
salvabile.
1°.
Primo posto del podio a Daniele Vicari. Sponsorizzato dal trittico Fandango, Le Pacte e
Mandragora Movie, il regista di “Diaz” porta sullo schermo con potenza
narrativa e filmica una delle pagine più nere del recentissimo passato italiano.
BOX OFFICE
La corazzata
USS MISSOURI, capitana da Peter Berg, affonda il transatlantico di Cameron:
“Battleship” si guadagna la vetta e 2.1 milioni superando, anche se di poco, la
revisione 3D di “Titanic”. Fredda accoglienza sia per “Diaz” che per “Bel Ami”,
entrambi più o meno a quota 600.000 euro.
Marco
Fiorillo
Pier Lorenzo
Pisano