Taylor Kitsch: Ten. Alexander Hopper
Alexander Skarsgard: Stone Hopper
Liam Neeson: V. Amm. Shane
Brooklyn Decker: Samantha “Sam”
Shane
Rihanna:
Cora Raikes
Peter Mac
Nicol: Segretario alla Difesa
Regia: Peter
Berg
Sceneggiatura:
Erich Hoeber, Jon Hoeber
Fotografia:
Tobias A. Schliessler
Effetti
Speciali: Industrial Light&Magic
Musiche:
Steve Jablonsky
Gli scienziati americani del Progetto Beacon individuano un altro
Pianeta in gradi di ospitare la vita umana, il Pianeta G con cui la NASA entra
in contatto tramite satellite.
Alle Hawaii, i fratelli Hopper bevono ad un bar: Alex perdente in canna sempre nei guai,
Stone rigoroso ed assennato Capitano della Marina. All’ennesima bravata Stone
non ha dubbi, ad Alex serve un cambiamento, una direzione. Ad Alex serve
arruolarsi in Marina.
Qualche tempo dopo, gli Hopper sono insieme sull’attenti a bordo della
storica corazzata USS MISSOURI, in occasioni dei giochi RIMPAC. Proprio durante
l’evento, cinque oggetti distinti atterrano sul Pianeta: si tratta della
risposta del Pianeta G. Gli Alieni sono pronti ad attaccare la Terra, e prima
di tutto le navi della Marina impegnate nei RIMPAC.
I soliti invasori contro l’eroismo a stelle e strisce. L’Indipendence
Day rivive ancora una volta sul Grande Schermo Hollywoodiano, come a voler
testimoniare che quel 7 Dicembre 1941 le forze giapponesi hanno materializzato
una paura mai sopita. Cambiano i nemici ma non l’antifona: dopo molte
riproposizioni, forse troppe, oggi quello che conta è la spettacolarità. E allora
emergono tutto l’impegno e la genialità degli artisti della ILM (Induastrial
Light&Magic), il laboratorio del’immaginazione fondato da George Lucas nel
lontano Maggio del 1975. Le incredibili animazioni cui danno vita fanno aimè a
cazzotti con la scarsa partecipazione del resto dell’entourage, primi tra tutti
regista e sceneggiatori. Perché Berg attinge un campo magnetico dal “vero”
“Indipende Day” e porta davanti alle telecamere degli alieni abbigliati alla
“Predator” e minacciati dall’agente naturale (non l’acqua di “Signs” ma la luce
solare) e un giovanotto tutto cuore e “Top Gun” con la sua biondissima
fidanzata, lasciando ai fratelli Hoeber il compito di scribacchiare qualche
classico dialogo tra commilitoni: anche da loro, dopo l’ottima prova di “Red”
ci si aspettava molto di più.
Sapere a metà del girato a cosa si va incontro non lede all’ottima
esperienza sensoriale offerta ma di certo non l’amplifica rendendo univoca la
qualità del girato. Quando, però, la maggior parte delle idee ne ricordano
troppe già viste e il kitsch statunitense raggiunge il suo apice (la trionfale
comparsa dei veterani della Marina, per intenderci) i molti dubbi che sorgono
vengono zittiti dal più classico “Fuoco!”.
A prendersi l’onere della pellicola del 100° anniversario della Universal,
come già detto, Peter Berg, attore di Piccolo e Grande Schermo prima ancora che
regista, nel cui ruolo esordisce nel 1998 con “Cose molto cattive”. Davanti
alle sue telecamere il canadese Taylor Kitsch, reduce dal successo de “John
Carter”, il figlio d’arte Alexander Skarsgard, famoso soprattutto per la sua
interpretazione di Eric Northman nell’ormai serie cult “True Blood”, la
supermodella Brooklyn Decker, la cantante Rihanna e, dulcis in fundo, Liam
Neeson e Peter Mac Nicol, usati poco e male perché da soli possano evitare l’
“affondamento della nave”.
VOTO 5/10
Marco
Fiorillo
Pier Lorenzo
Pisano
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