Sull’Hollywood Boulevard, al di fuori del Teatro El Capitan, la festa
comincia molto prima della consegne delle ambite statuine degli Academy Awards.
“On the Red Carpet” sgomitano fans e giornalisti d’ogni nazionalità (anche le
nostrane Simona Ventura e Alessandra Venezia), addetti alla sicurezza e addetti
stampa. Tra i luccichi dei monili delle ladies e i flash delle macchine
fotografiche fanno il loro arrivo le prime stars: George Clooney, accompagnato
dalla bellissima Stacy Kiebler, Rooney Mara, Melissa McCarthy ed ancora Gwyneth
Paltrowe, Colin Firth e via così fino a Natalie Portman, intervistata già
all’interno del teatro.
Ormai l’ansia è palpabile quanto la magia che permea l’aria stessa. Il
Red Carpet si svuota ed una marea fatta di stelle e talento si riversa nell’El
Capitan per l’84° edizione degli Academy Awards.
È Morgan Freeman a dare avvia
alla vera Notte degli Oscar, introdotto dal nove volte presentatore degli
Academy, Billy Crystal, che, dopo la consueta piece canora, dà inizio alle
premiazioni. Le 6 “amiche della sposa” si occupano della categoria Miglior
Corto: la statuina al Miglior Corto spetta a “The Shore” di Terry e Ooriagh
George, quella di Miglior Corto Documentario al toccante “Saving Face” di
Daniel Junge e Sharmeen Obaid-Chinoy mentre viene premiato come Miglior Corto
Animato “The Fantastic Flying Books of Mr Morris Lessmore”, assegnazione che
vede sfumare le speranze di Enrico Casarosa, genio italiano delle fila della
Pixar. Seguono le premiazioni del Miglior Documentario e del Miglior Film
Straniero: le due categorie vedono vincitori rispettivamente “Undefeated”, che
segna la sconfitta inattesa di “Pina”, e l’iraniano “A Separation”, la cui
premiazione dimostra, alla maniera di “Saving Face”, l’attenzione nutrita dal
Cinema nei confronti delle tematiche di più stretta attualità. Conclude la prima trance l’Oscar al Miglior
Film d’Animazione per “Rango”, il camaleonte di Gore Verbinski doppiato da
Johnny Deep.
Comincia poi la lunga serie di Oscar tecnici, terreno dello scontro
tra le due pellicole più quotate di questa 84° Notte degli Oscar, “The Artist”
e “Hugo Cabret”. È una lotta a colpi di statuine: il direttore della fotografia
Robert Richardson, gli scenografi Dante Ferretti e Francesca lo Schiavo, i
responsabili del montaggio sonoro Philip Stockton e Eugene Gearty e quelli del
missaggio sonoro Tom Fleischman e John Midgley, gli animatori grafici Rob
Legato, Joss Williams, Ben Grossmann e Alex Hennings portano avanti il
lungometraggio di Martin Scorsese, trovando la risposta del compositore Ludovic
Bource e del costumista Mark Bridges, impegnati invece nella pellicola
francese. L’Oscar al Miglior Trucco vede la premiazione di Mark Couler e J. Roy
Helland per il lavoro svolto sulla Margaret Tatcher di Meryl Streep, quello per
la Miglior Canzone Originale va a Bret McKenzie per il brano “Man or Muppet”
mentre il Miglior Montaggio vede premiati Kirk Baxter e Angus Wall,
dell’entourage de “Millenium- Uomini che odiano le Donne”. Arriva, poi, il
momento della categoria delle sceneggiature, presentata dalla bellissima
Angelina Jolie. L’Oscar alla Miglior Sceneggiatura Originale viene assegnato a
Woddy Allen per il suo “Midnight in Paris”: assente come da tradizione, la
statuina del regista viene ritirata direttamente dallo staff degli Academy. Per
la Miglior Sceneggiatura non Originale viene, invece, premiato Alexander Payne
che ha ridotto per il Grande Schermo il romanzo di Kaui Hart Hemmings “Eredi di
un mondo sbagliato”: il regista statunitense tiene fede alla promessa fatta
alla madre ed le dedica il premio, come fece a suo tempo Javier Bardem.
È, poi, Cristian Bale a guadagnare il palco per assegnare la statuina
alla Miglior Attrice non Protagonista: trionfa l’emozionatissima Octavia
Spencer, reduce dall’enorme successo di critica e pubblica di “The Help”.
Rapido cambio di presentatore (Melissa Leo arriva a calcare il palcoscenico
dell’ El Capitan) e viene assegnata la
statuetta al Milglior Attore non Protagonista: ad 82 anni Christopher Plummer
vince il premio inseguito fin dalla nascita, come ammette lo stesso attore nel
consueto discorso di ringraziamento, stabilendo il record di premiato più
anziano degli Academy Awards.
Il momento dell’ In Memoriam, consueta celebrazione delle perdite
annuali del mondo del Cinema, questa volta più sobria del solito, da avvio alle
premiazioni delle categorie più attese.
Cominciamo dagli attori
protagonisti. La delicata Natalie Portman, dopo la vittoria registrata l’anno
passato, calca il palcoscenico degli Academy con molta più serenità
nell’assegnare la statuetta al Miglior Attore Protagonista: ad essere premiato
è Jean Dujardin, attore quarantenne nato in un paesino a bordo della Senna,
alla sua prima candidatura agli Oscar e già soprannominato il “George Clooney
francese”. A premiare la Miglior Attrice non Protagonista è, invece, è il
britannico Colin Firth: tra le tre
giovani Viola Davis, Rooney Mara e Michelle Williams e la veterana Glenn Close,
ha la meglio la senatrice della “Macchina dei Sogni” Meryl Streep; alla terza
statuina ed alla diciassettesima candidatura parlare di una protagonista della
storia del Cinema sembra più che doveroso.
Un attimo per rifiatare e siamo alla categoria Miglior Regista dell’anno.
La premiazione, condotta da Michael Douglas, vede la vittoria di Michel
Hazanavicius: sconosciuto ai più fino a poco tempo fa, mosse i primi passi sul
piccolo schermo, continuando poi con varie opere parodiche al fianco proprio di
Jean Dujardin; il suo incredibile impegno nell’opera di documentazione sui film
muti presso i laboratori parigini ne segna il prevalere su quattro mostri sacri
della cinematografia, Alexader Payne, Martin Scorsese, Woody Allen e Terrence
Malick.
La bagarre è ormai alle stelle, manca una sola categoria, la più
attesa. Sul palco l’action hero più famoso di sempre, Tom Cruise. In lizza per
il premio al Miglior Film, nove pellicole. Dopo ben 83 anni, torna a vincere un
film muto, oltre che in bianco e nero, “The Artist”, sintesi perfetta di perfezione
tecnica, gusto cinefilo e recitazione d’alta scuola.
A voler tirar le somme, si sostanzia una parità tra “Hugo Cabret” e
“The Artist”, nonostante la pellicola francese trionfi nelle categorie più
prestigiose, testimonianza questa della tradizione che vuole il film più
premiato tecnicamente perennemente escluso dalle assegnazioni più importanti.
Gli Oscar quest’anno incontrano e il cambiamento delle dinamiche di
votazione, e la composizione della giuria, al 94% bianca, al 77% di sesso maschile, al 20%
fatta d’attori e dalla media d’età di 62 anni: tutti dati che, oltre a spiegare
buona parte delle statuine, motivano i grandi assenti della serata, su tutti
Ryan Gosling e Michael Fassbender. Se a ciò aggiungiamo alcune defezioni
d’eccezione come quelle di George Lucas e Viggo Mortensen, cui si sostituiscono
Vin Diesel e Lorenzo Lamas, il gioco è fatto.
Giuria e pubblico lasciano le poltroncine del El Capitan. Tutta
l’emozione si disperde non per scomparire ma solo nell’attesa che un altro anno
di Cinema passi. L’appuntamento è già fissato per il prossimo 26 Febbraio.
Marco Fiorillo
Pier Lorenzo Pisano
uno scontro all'ultimo sangue!
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