Paradiso amaro
Titolo originale: The Descendants
USA: 2011. Regia di: Alexander Payne Genere:
Commedia Durata: 110'
Interpreti: George Clooney, Shailene Woodley, Amara Miller, Nick Krause,
Patricia Hastie, Grace A. Cruz, Kim Gennaula, Karen Kuioka Hironaga, Carmen
Kaichi, Kaui Hart Hemmings, Beau Bridges, Matt Corboy
Sito web ufficiale:
www.foxsearchlight.com/thedescendants
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 17/02/2012
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Francesca Caruso
L'aggettivo ideale: Riflessivo
“Paradiso Amaro”, vincitore agli scorsi
Golden Globe 2012, è diretto dal regista e sceneggiatore Alexander Payne, che
ha realizzato la trasposizione cinematografica del romanzo d’esordio di Kaui
Hart Hemmings, “The Descendants”.
Pubblicato nel 2009, il libro ha ottenuto un
successo immediato.
Vi si racconta la storia di Matt King,
avvocato di Honolulu, trovatosi improvvisamente a dover affrontare una tragica
situazione familiare, che lo vede alle prese con la giovane figlia ribelle
Alexandra e con la piccola e sveglia Scottie.
Tutti e tre si trovano a fare i conti con
l’assenza della madre/moglie, a cui possono solo dire addio. Quando, però, Matt
scopre che la moglie lo tradiva il corso degli eventi prende un’altra
direzione.
Quella che Alexander Payne racconta è una
storia che racchiude in sé diversi aspetti, posti tutto sullo stesso piano e
che il regista analizza e sviscera durante tutto il film.
Aspetti come la famiglia, la terra, il
passato e l’eredità sono temi cari all’autrice del romanzo, che Payne ha saputo
sottolineare. Il film mescola amore, rabbia, incomprensioni, mai odio.
Il sentimento che Payne ha voluto far prevalere
su tutti è stato l’amore che tutti i personaggi nutrono per questa moglie e
madre, mettendo da parte ogni impulso egoistico e facendo la cosa giusta.
Effettivamente sono in pochi i mariti che
agirebbero come Matt King, certamente è un comportamento auspicabile, data la
situazione in cui si trova la moglie, difficilmente, però, si concretizza nella
realtà della vita.
Ciò a cui il regista si è dedicato
particolarmente è stato mettere in evidenza il contrasto tra la vita
problematica di Matt King e il suggestivo ambiente naturale in cui vive. Le
Hawaii sono state una scelta ben precisa e ponderata, al regista piacciono quei
film che vengono caratterizzati dal luogo in cui si svolge la storia,
divenendone parte integrante. Il direttore della fotografia Phedon Papamichael
ha catturato la bellezza e la natura dell’ambiente in cui Matt è immerso, così
tanto da far capire il conflitto interiore riguardo alla vendita della terra.
È prima di tutto la storia di un uomo e della
sua maturazione riguardo ad alcuni aspetti della propria vita con cui finora
non aveva fatto i conti. Se inizialmente lo si vede un uomo di mezza età
confuso e in crisi con se stesso e con i suoi cari, in seguito riesce a fare
chiarezza nel suo cuore e nella sua vita.
Non ha il tempo di piangere sua moglie, deve
essere forte e padrone di sé per le sue due figlie e non perde la sua
auto-ironia neanche nei momenti difficili.
Agli sceneggiatori è stato chiesto di fondere
umorismo e pathos. Entrambi sono ben coniugati nel protagonista. Si può dire che
il film poggia tutto sulle spalle del bravo George Clooney. In effetti laddove
la storia appare comune e i personaggi di contorno sono perlopiù accennati, la
performance di Clooney fa la differenza.
Si ha la sensazione che regista e
sceneggiatori si siano dedicati in particolar modo ad approfondire il
personaggio di Matt, il suo spettro interiore e il rapporto con i suoi avi,
tutto il resto contribuisce, ma non è determinante, all’esito finale.
“Paradiso Amaro” non sarà percepito da tutti
nello stesso modo: ci sarà colui che si identificherà con alcuni comportamenti
messi in atto e chi non li riterrà credibili, anzi criticabili, ma rimane un
film che farà discutere, confrontarsi e riflettere su argomenti che si tende a
non considerare.
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