Fernanda
Andrade: Isabella Rossi
Suzan
Crowley: Maria Rossi
Simon
Quarterman: Ben
Evan Helmuth: David
Ionut Grama: Michael
Preston J. Hiller: reporter
Regia: William Brent Bell
Sceneggiatura: William Brent Bell
Fotografia: Gonzalo Amat
Montaggio: William Brent Bell, Tim
Mirkovich
Musiche: Brett Detar
Scenografie: Tony De Mille
30 Ottobre 1989. Il pronto intervento riceve la telefonata di una
sconvolta Maria Rossi che confessa l’omicidio di tre persone. All’arrivo sul
posto, le autorità rinvegono i cadaveri di tre membri della locale comunità
ecclesiastica, uccisi durante un esorcismo rivolto a Maria. Tra l’indecisione e
l’incredulità generali, Maria viene assolta e inviata all’Ospedale Psichiatrico
di Centriano, a Roma. Circa vent’anni
dopo Isabella, figlia di Maria, la raggiunge nella capitale con l’intento di
capire cos’è accaduto realmente alla madre. Ad affiancarla un reporter
incaricato delle riprese e due giovani esorcisti piuttosto anticonvenzionali.
Pellicola horror a sfondo teologico, “L’altra faccia del Diavolo”
sente palesemente l’imposizione delle ultime suggestioni modaiole che hanno
fatto del satanico, del soprannaturale e del loro rapporto col piano del reale
i soggetti più ghiotti del genere. Questa volta, però, si aggiunge veramente
poco al filone: il regista William Bell si lancia in un’ambiziosa summa tra
precedenti più recenti, su tutti “Il Rito” (che diventa precedente autorevole
per l’occasione!) , di cui tenta di richiamare la fascinazione per le tematiche
e per le locations della città della fede per eccellenza, e opere storiche,
vedi l’utilizzo fondamentale del sesso femminile per la veicolazione del male;
il tutto declinato nell’ormai stanco mockumentary (alla maniera di “Paranormal
Activity” e “Rec”, per intenderci). Ridotto in qualità e durata, oltre che
nelle spese di produzione, “L’altra faccia del diavolo” viene praticamente
privato di un impianto narrativo: tutto succede troppo velocemente, i
personaggi non vengono minimamente delineati e lo stesso vale per le loro
paure. Il risultato è un lavoro mal riuscito che manca anche dell’obiettivo
primo, spaventare la sala.
Nonostante tutto, al solo milione speso rispondono 83 milioni
incassati, segno questo dell’ormai preoccupante divario tra qualità e
botteghini.
Dietro le telecamere, Bill Brent: dopo il precedente di genere “Stay
Alive” del 2006, approda all’ultima prova insieme all’inseparabile collega
sceneggiatore Matthew Peterman, con lui dai tempi del primo lungometraggio del
1999, “Sparkle and Charme”. Il cast è interamente composto da “incensurati”,
tra cui spicca la bella Fernanda Andrade, attrice brasiliana impregnata
soprattutto sul Piccolo Schermo.
VOTO 4/10
Marco
Fiorillo
Pier Lorenzo
Pisano
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