Sam
Worthington: Perseo
Liam Neeson: Zeus
Ralph Fiennes: Ade
Danny Huston: Poseidone
Rosamund Pike: Andromeda
Edgar Ramirez: Ares
Bill Nighy: Efesto
Toby Kebbell: Agenore
Regia: Jonhatan Liebesman
Soggetto: Beverly Cross, Greg
Berlanti, Dan Mazeau, David Leslie Johnson
Sceneggiatura:
Dan Mazeau, David Leslie Johnson
Fotografia:
Ben Davis
Montaggio:
Martin Walsh
Scenografie:
Charles Wood
Costumi:
Jany Temime
Musiche:
Javier Navarrete
A dieci anni dalla mitica sconfitta del Kraken, Perseo conduce la
propria vita da mortale pescatore, crescendo da solo il figlio Helios, dopo la
prematura dipartita della moglie. La tranquillità di tutta la Grecia viene,
però, messa a repentaglio dalla nuova alleanza stabilita tra Ares e Ade,
inviperiti contro Zeus e decisi ad aiutare Kronos a liberarsi dalla sua
prigione nel Tartaro. La debolezza degli Dei rimasti destina la salvezza del
Mondo nelle mani di Perseo, cui si uniranno la bella regia Andromeda e il
semidio Agenore.
Quando, nel 1981, Beverly Cross consegnò a Desmond Davis la
sceneggiatura di “Scontro tra Titani”, non immaginava di certo che avrebbe
continuato ad alimentare la fame di eroismo della Hollywood contemporanea.
Prendendo le mosse dal poco esaltante (per fattura ed accoglienza mediatica)
“Scontro tra Titani” del 2010, il regista Jonhatan Liebesman e il gruppo di
scrittori Greg Berlanti, Dan Mezeau e David Leslie Johnson riprendono le
vicende di Perseo e della sua divina famiglia, in un’Ellade in green screen.
Sostituiti Luois Leterrier, Travis Beacham, Phil Hay e Matt Manfredi,
Liebesman e Co. riprovano l’ ”impresa” di mescolare sapientemente la resa
artistica del 3D in presa diretta alla narrazione avvincente e movimentata. Se
l’obiettivo estetico è perfettamente raggiunto, grazie anche alla nuova
conduzione registica (vedi le panoramiche nel Tartaro e i voli di Pegaso),
l’attenzione dello spettatore scema troppo rapidamente per non essere più
ridestata. La narrazione si trascina monotona e statica, si arena per giunta
mancando di idee vere e proprie, sostituite da rivisitazioni storiche-
mitologiche che lasciano veramente a desiderare. Ciò che resta è una gran
confusione e nulla più.
I cambiamenti dello staff tecnico vengono bilanciati dalla quasi
totale conferma del cast del primo episodio della guerra titanica. Ritroviamo
Sam Worthington nella tunica di Perseo, Liam Neeson, Ralph Phiennes e Danny
Huston nei ruoli dei fratelli divini Zeus, Ade e Poseidone; si aggiungono la
bella Rosamund Pike, nei panni dell’Andromeda precedentemente interpretata da
Alexa Davalos, Edgar Ramirez, il britannico Toby Kebbell, che aggiunge tacche
alla cintura dopo le tante incursioni degli ultimi anni, ed il senatore Bill
Nighy.
L’occasione è utile per riflettere nuovamente sui cambiamenti
conseguenti all’avvento dell’ “Era 3D”. Galeotto fu “Avatar” che, nell’ormai
lontano 2009, rese la terza dimensione alla portata di tutti i fruitori delle
sale comuni. Da quell’uscita, il Grande Schermo ha condotto un iter sempre più
degradante, un percorso che ha previsto il solo sviluppo dei concetti grafici,
delle tecniche artistiche, annullando lentamente ma con costanza il momento
dell’ideazione, della scrittura. Così sono fioccate riedizioni, sequel prequel, reebot e chi più ne ha più ne metta.
A tre anni dal viaggio a Pandora, il voler realizzare un film di presa visiva,
quando tutti realizzano film di presa visiva, non può continuare ad essere una
scusa per abbassare la qualità di soggetti e sceneggiature. Quella che doveva
essere una rivoluzione di belle speranze è diventata una triste realtà che
alimenta il mercato e nulla più.
VOTO 5/10
Marco
Fiorillo
Pier Lorenzo
Pisano
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