Tom Hardy:
Tuck Henson
Chris Pine: Franklin “FDR” Foster
Reese Witherspoon: Laureen Scott
Chelsea Handler: Trish
Til Schweiser: Heinrich
Til Schweiser: Heinrich
Rosemary Harris: Nonna Foster
Regia: Joseph Mc Ginty Nichol
Soggetto: Timothy Dowling, Marcus
Gautesen
Sceneggiatura: Timothy Dowling,
Simon Kinberg
Fotografia:
Russel Carpenter
Fdr e Tuck, amici per la pelle e colleghi della CIA. Sfrontato,
egocentrico e vincente di natura il primo, riservato, introverso e responsabile
il secondo. Accidentalmente conoscono la stessa ragazza, Laureen, e decidono
d’ingaggiare una gara di conquista, mettendo in gioco tutti se stessi e le
risorse dell’Intelligence.
La classica commedia romantica all’americana trova, finalmente, una
nuova cornice. Così i due amici che cercano di conquistare la stessa ragazza
mettendo a repentaglio il duraturo legame, diventano due agenti operativi
pronti ad usare ogni “mezzo speciale”, dalle videocamere nascoste alle
specifiche abilità tattiche personali. Menzogne e testosterone si mescolano in
un cocktail apparentemente ben congegnato che declina i cliché di genere in
maniera innovativa. Per una volta l’inseguimento del russo di turno passa in
secondo piano ma, come sempre, il lieto fine è per tutti.
Ciò che manca, ed è questa mancanza a mettere criticamente in cattiva
luce tutto il girato, è la veridicità della parte spy, fin troppo arrangiata e
lasciata in pasto ai dubbi degli spettatori (anche i meno attenti), seppur
controbilanciata da un discreto impatto narrativo e dall’ottima realizzazione
delle scene action, in cui è evidente la
mano di Russel Carpenter, il direttore della fotografia vincitore dell’Oscar
per “Titanic”.
Le idee c’erano, come conferma lo stesso Chris Pine: “Quello che mi
piaceva era che Mc G ha messo tutte queste cose in una pentola e l’ultima cosa
simile che ho visto era “Mr e Mrs. Smith”. E ho pensato forse a “True Life”. Ma
aveva quel tocco di Mc G e lui fa, se c’è una cosa che Mc G sa fare veramente è
un film popolare”. Peccato per il risultato finale.
Vertici del triangolo protagonista Tom Hardy, Chris Pine e Reese
Witherspoon. Inglese di Hammersmith, nei pressi di Londra, Hardy deve la sua
recentissima esposizione mediatica all’interpretazione del nerboruto lottatore
di “Warrior” e all’annunciata partecipazione all’ultimo capitolo del “Batman”
di Nolan, nei panni del cattivissimo Bane: non male per uno che ama definirsi
“un tipo da pipa e pantofole”. Americanissimo d’aspetto e parola e, invece,
Chris Pine che debuttò nel 2003, prendendo parte a serie come “E.R.” e “CSI:
Miami”. Da lì, è stata in discesa la strada verso il successo da belloccio
tutto commedia romantica e action movie: ad attenderlo il secondo capitolo
dello “Star Trek” firmato J. J. Abrams. Nel mezzo Reese Witherspoon, la bella
bionda di origini tedesche già modella a sette anni ed esordiente sul Grande
Schermo nel 1991, con “L’Uomo della Luna”. A condurre il trio, Joseph Mc Ginty
Nichol (in arte Mc G): si laurea in psicologia ma lavora come fotografo
artistico, comincia a realizzare videoclip e fonda la famosa casa produttiva
musicale G Recordings per poi passare alla realizzazione di documentari e spot
pubblicitari e al finanziamento di serie tv. Solo nel 2000 il primo famosissimo
lungometraggio, quel “Charlie’s Angeles” tanto odiato dalla critica quanto
amato dal pubblico. Un artista a tutto tondo molto più attento alla
sperimentazione che alla resa qualitativa, come dimostra l’ecletticità generica
del suo ultimo “Una spia non basta”.
VOTO 5/10
Marco
Fiorillo
Pier Lorenzo
Pisano
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