Settimana ricchissima oltre che di numero, come di consueto,
soprattutto di qualità, complice l’occasione della festa della liberazione che
riempie ancor di più le sale. Conosciamo insieme i protagonisti della
settimana.
I PROTAGONISTI
Si comincia di martedì, con l’uscita dell’ultimo film di Johnny Deep “The Rum Diary”. La pellicola vede
protagonista Paul Kemp, buon giornalista e gran bevitore, che si trasferisce a
Puerto Rico per collaborare al San Juan Star, giornale locale sull’orlo del
fallimento. A stargli accanto durante il movimentato soggiorno portoricano il
fotografo Sala, il collega, di penna e di bicchiere, Moberg e la bellissima
Chenau. Deep in persona si è occupato del ritrovamento dell’omonimo romanzo di
Hunter S. Thompson da cui è tratto il lungometraggio, di cui l’attore è
produttore oltre che protagonista. le fumose e alcoliche traversie di Kemp
vengono affidate a Bruce Robinson che ne fa un’ottima riduzione in fase di
scrittura, lui che di mestiere fa lo scrittore; molto meno brillante la conduzione
registica, a tratti stanca e pesante. D’altronde proprio Robinson aveva
dichiarato che non si sarebbe più seduto sulla sedia del director: un bacio
d’addio, dunque, e non un bentornato.
La festività del 25 Aprile tocca i due apici opposti. Sicuramente dalla parte migliore c’è “Il castello nel cielo”. Nello sfuggire ai pirati dell’aria, la giovane Sheeta cade da un aereo ma, levitando nell’aria, riesce a salvarsi e ad atterrare tra le braccia del coetaneo minatore Pazu. La caccia a Sheeta non è ancora conclusa, alimentata dal segreto della città nel cielo che la ragazza si porta dentro. Il ritardo con cui questo capolavoro del maestro dell’animazione Hayao Miyazaki arriva nelle nostre sale è avvilente e imbarazzante. Si tratta, infatti, del primo lungometraggio propriamente dello Studio Ghibli, nato nel 1985 per volere di Miyazaki e Isao Takahata. “Laputa” (questo il titolo originale) fu distribuito solo per l’home video ma presto ritirato per poi essere distribuito al Grande Schermo 27 anni dopo la sua realizzazione! Come a voler richiamare il 4 Luglio d’oltreoceano, “The Avengers” arriva nella sale proprio il 25 di Aprile. Questa volta la minaccia di Loki, fratellastro divino di Thor in combutta con i temibili guerrieri Chitani ed in possesso del potente Cubo Cosmico, è tale che Nick Fury, capo dello S.H.I.E.L.D., deve attivare il “Progetto Vendicatori” formando la squadra composta da Iron Man, Capitan America, Thor, Hulk, la Vedova Nera e Occhio di Falco. I supereroi Marvel si ritrovano nell’epico lungometraggio che li vede, finalmente, uniti, dopo il lungo e laborioso processo di rimandi, richiami ed anticipazioni che ha caratterizzato le produzioni Marvel del passato più recente. Fa il cattivo tempo del mercoledì, invece, “Ho cercato il tuo nome”, storia di Logan Thibault, ufficiale dei Marines che, di ritorno dall’Iraq, decide di cercare la donna ritratta su una foto trovata nel deserto. Quella donna è Beth che nell’Hampton gestisce un canile insieme alla nonna Nana e al piccolo Ben, figlio avuto dal matrimonio con lo scontroso sceriffo Clayton. Criticare la pellicola di Scott Hicks significa fare un passo indietro e concentrarsi sulla fonte del regista, l’omonimo romanzo dell’ “harmony man” Nicholas Sparks. Ormai da anni la sua letteratura rosa è la più famosa e seguita al Mondo e “The Lucky One” (titolo originale de “Ho cercato il tuo nome”) non è altro che l’ultimo di un’infinita serie di mielosi drammi dalla lacrima facile e dalla retorica sdolcinata che troppo hanno influenzato le produzioni del Grande Schermo, tra cui, a onor del vero, si salva solo Kevin Kostner.
La festività del 25 Aprile tocca i due apici opposti. Sicuramente dalla parte migliore c’è “Il castello nel cielo”. Nello sfuggire ai pirati dell’aria, la giovane Sheeta cade da un aereo ma, levitando nell’aria, riesce a salvarsi e ad atterrare tra le braccia del coetaneo minatore Pazu. La caccia a Sheeta non è ancora conclusa, alimentata dal segreto della città nel cielo che la ragazza si porta dentro. Il ritardo con cui questo capolavoro del maestro dell’animazione Hayao Miyazaki arriva nelle nostre sale è avvilente e imbarazzante. Si tratta, infatti, del primo lungometraggio propriamente dello Studio Ghibli, nato nel 1985 per volere di Miyazaki e Isao Takahata. “Laputa” (questo il titolo originale) fu distribuito solo per l’home video ma presto ritirato per poi essere distribuito al Grande Schermo 27 anni dopo la sua realizzazione! Come a voler richiamare il 4 Luglio d’oltreoceano, “The Avengers” arriva nella sale proprio il 25 di Aprile. Questa volta la minaccia di Loki, fratellastro divino di Thor in combutta con i temibili guerrieri Chitani ed in possesso del potente Cubo Cosmico, è tale che Nick Fury, capo dello S.H.I.E.L.D., deve attivare il “Progetto Vendicatori” formando la squadra composta da Iron Man, Capitan America, Thor, Hulk, la Vedova Nera e Occhio di Falco. I supereroi Marvel si ritrovano nell’epico lungometraggio che li vede, finalmente, uniti, dopo il lungo e laborioso processo di rimandi, richiami ed anticipazioni che ha caratterizzato le produzioni Marvel del passato più recente. Fa il cattivo tempo del mercoledì, invece, “Ho cercato il tuo nome”, storia di Logan Thibault, ufficiale dei Marines che, di ritorno dall’Iraq, decide di cercare la donna ritratta su una foto trovata nel deserto. Quella donna è Beth che nell’Hampton gestisce un canile insieme alla nonna Nana e al piccolo Ben, figlio avuto dal matrimonio con lo scontroso sceriffo Clayton. Criticare la pellicola di Scott Hicks significa fare un passo indietro e concentrarsi sulla fonte del regista, l’omonimo romanzo dell’ “harmony man” Nicholas Sparks. Ormai da anni la sua letteratura rosa è la più famosa e seguita al Mondo e “The Lucky One” (titolo originale de “Ho cercato il tuo nome”) non è altro che l’ultimo di un’infinita serie di mielosi drammi dalla lacrima facile e dalla retorica sdolcinata che troppo hanno influenzato le produzioni del Grande Schermo, tra cui, a onor del vero, si salva solo Kevin Kostner.
Il solitario intermezzo del giovedì è “Interno Giorno”, in cui vengono ripercorse le vicende della vita
dell’attrice Maria Torricello, in occasione dell’uscita del suo ultimo film. Poco
da dire del primo lungometraggio di Tommaso Rossellini: l’encefalogramma rimane
quasi totalmente piatto e “Interno Giorno” si affatica verso i titoli di coda.
Le uscite dell’ormai non più così regolare venerdì. Nell’Irlanda del
Nord di “Hunger”, il ministro
Margaret Thatcher abolisce lo statuto speciale di prigioniero politico. i
carcerati dell’IRA, dopo quello “della coperta” e dell’igiene, cominciano un
durissimo sciopero della fame, guidati da Bobby Sands che troverà la morte
nella protesta insieme a nove compagni. Pellicola estrema e carnale, Mc Queen
porta sullo schermo una storia dal fortissimo impatto, stabilendo con il
soggetto un rapporto filmicamente fisico. È la battaglia che passa per
l’utilizzo del corpo, ultima arma per chi, come Sands, ha solo quattro mura che
si stringono intorno.
Protagonista di “Maternity
Blues” è,invece, Clara, costretta in un ospedale psichiatrico della Toscana
a seguito dell’omicidio dei 2 figli neonati. Mentre Clara entra in contatto con
un gruppo di infanticide, stringendo rapporti in particolare con le tre
compagne di cella, fuori delle mura dell’ospedale Luigi, suo marito, deve fare
in conti con l’amore che prova ancora
per quel mostro. Prendendo spunto dalle pièce teatrale della scrittrice Grazia
Verasani, Frabrizio Cattani affronta lo spinoso problema dell’infanticidio
materno, in una riduzione cinematografica che conserva molto della versione
teatrale. Ed è proprio tale mantenimento a fare in modo che il soggetto non si
macchi di patetica drammaticità all’italiana: quello di Cattani è un viaggio
nell’universo psicologico di una Clara che diventa il modo per capire quanta
madre ci sia in ogni femmina.
In ultimo “La Casa nel vento
dei morti”. Attilio ed altri sbandati come lui dopo gli eventi della
fondazione della Repubblica di Salò, compiono una rapina in banca in cui ci
scappa il morto. Durante la fuga attraverso l’Appennino parmense si fermano in
una cascina, in cui vengono accolti ed ospitati da tre donne: ciò che li
aspetta non è una notte di riposo. L’incipit così realistico, il viaggio verso
la casa protagonista, il modo di rappresentare gli eventi fino al loro
dispiegamento fanno pensare d’essere di fronte ad un piccolo horror cult
italiano. Ci si aspettano i gesti più efferati e le aspettative, in tal senso,
non vengono disattese ma a “La Casa nel vento dei morti” manca decisamente dello
spirito, nonostante gli sforzi per ricrearlo.
LE SORPRESE
Artista, sceneggiatore e regista britannico, solo omonimo del popolare
attore, Steve Mc Queen vede
finalmente arrivare nella sale il film che lo vide esordire dietro le
cineprese, “Hunger”, primo di una duplice e incredibile collaborazione con
Michael Fassbender (ha diretto l’interprete tedesco anche successivamente in
“Shame”). Realizzato nel 2008, “Hunger” diede a Mc Queen il titolo della Camera
d’Or per la miglior opera prima al 61° Festival di Cannes e l’European Film
Awards per la miglior rivelazione.
I FLOP E I TOP
Ed ora i meno bravi del weekend:
3°.
Terzo posto per Francesco Campanini. Il regista mette a disposizione tutto il
proprio acume cinematografico nell’ultimo “La casa nel vento dei morti”ma,
purtroppo, non è abbastanza e ciò che rimane è solo l’amaro in bocca per
l’ennesima occasione sprecata.
2°. Secondo
sul podio Zac Efron. Il belloccio californiano
tenta il salto di qualità, dopo le performance canore e danzanti dell’ormai
famosissima trilogia di “High School Musical”, affiancando Taylor Schilling in
“Ho cercato il tuo nome”. La sua interpretazione, discutibile anche a causa
dell’insufficiente conduzione di Hicks, non lo porta lontano dal musical.
1°.
Primo tra i peggiori, Tommaso Rossellini. Nipote d’arte dal cognome che pesa, per la sua
opera prima “Interno Giorno” si ispira di più all’esperienza francese che a
quella italiana: la combinazione è micidiale!
Dulcis in fundo, i premiati della settimana:
3°.
Medaglia di bronzo a Joss Whedon. Grande appassionato di fumetti e già sceneggiatore per
la Marvel, oltre che regista di “Thor”, Whedon realizza un’ottima summa dei più
recenti sforzi dei Marvel Studios, riuscendo a rispettare ogni linea di
continuity cinematografica (non vale lo stesso per le fonti cartacee) e lo
spazio di ogni singolo supereroe.
2°. Argento
per Michael Fassbender. Il tedesco,
poi naturalizzato irlandese, deve a “Hunger” buona parte del successivo
successo. Dopo la gavetta teatrale, le fugaci incursioni televisive e
l’interpretazione dello spartano Stelios in “300”, la collaborazione con Steve
Mc Queen ne espose l’incredibile talento, poi regolarmente confermato.
1°.
Non bastano gli elogi per il genio Hayao Miyazaki. “Il Castello nel cielo”
permette di ritornare ai primi lavori del regista e sceneggiatore nipponico ma,
ripercorrendone la carriera, la considerazione circa la misura del suo talento
non cambia.
BOX OFFICE
Indiscutibile e preannunciato il primato ai botteghini di “The
Avengers”: con gli 8.156.437 € guadagnati in cinque giorni e mezzo,
considerando le anteprima di martedì, l’ultimo lungometraggio della Marvel ha
già raggiunto maggior successo di tutti i film precedenti, senza considerare
che solo domani arriverà nelle sale d’oltreoceano! Sul podio ci rimane ancora
“To Rome with Love” mentre le statistiche sono molto negative per le altre
nuove uscite: 505.216 € per “Ho cercato il tuo nome”, 356.725 € per “The Rum
Diary” e solo 130.204 per “Il Castello nel cielo”. Esordio ben al di sotto
delle aspettative anche per “Hunger”, a quota 75.933 €, come per l’italiano
“Maternity Blues”, che incassa 15.232 €.
Marco Fiorillo
Pier Lorenzo Pisano
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