Morgan Freeman: dott. Cameron McCarthy
Ashley Judd: Lorraine Nelson
Kris Kristofferson: Reed Haskett
Harry Connick Jr.: dott. Clay
Haskett
Nathan Gamble: Sawyer Nelson
Cozi Zuehlsdorff: Hazel Haskett
Frances Stern Hagen: Gloria Forrest
Austin Stowell: Kyle
Regia: Charles Martin Smith
Sceneggiatura: Karen Jansze, Noam
Dromi
Fotografia: Karl Walter Lindenlaub
Musiche: Mark Isham
Persi i contatti col padre, Sawyer (Nathan Gamble), vede allontanarsi
anche l’affezionato cugino Kyle (Austin Stowell), in partenza per l’Iraq. La
noia d’un’estate trascorsa tra i banchi di scuola viene stravolta dal
ritrovamento di un esemplare di delfino, arenatosi in spiaggia e immediatamente
trasportato all’Ospedale Marino di Clearwater, dove riceve le prime cure del
dott. Clay (Harry Connick Jr.) e di sua figlia Hazel (Cori Zuehlsdorff). Col
passare del tempo, Sawyer, pienamente accolto nello staff dell’ospedale,
stringe un saldo rapporto col cetaceo, Winter, che intanto ha dovuto subire l’amputazione
della coda e la conseguente malformazione del midollo spinale. Intanto una
tempesta si abbatte sulle coste della Florida, rovinando parte delle
attrezzature della struttura, già prossima alla chiusura, e Kyle viene
coinvolto in un’esplosione, riportando la perdita dell’utilizzo della gamba
destra. L’incidente permette a Sawyer di fare la conoscenza dello strambo dott.
McCarthy (Morgan Freeman), a cui il piccolo chiederà la costruzione d’una protesi
che possa sostituire la coda di Winter. Quando la chiusura dell’ospedale è
ormai prossima, il miracolo scatenato dal delfino consumerà il suo ultimo atto.
La pellicola si ispira alla storia vera di Winter, una femmina di
delfino salvata nel Dicembre del 2005 in Florida. L’animale era stata
trasportata dalle onde fino alla spiaggia dopo essersi impigliata in una
trappola per granchi; le lesioni riportate le fecero perdere l’uso della coda,
sostituita da una particolare protesi, successivamente usata anche in
interventi sugli umani. Tutt’oggi, Winter vive felice al Clearwater Marine
Aquarium.
Si fa testimone di questa incredibile vicenda il regista statunitense
Charles Martin Smith, sottoponendola ad un ampio rimaneggiamento
cinematografico che non ne viola l’anima. Il risultato è una storia d’amicizia,
quell’amicizia pura e disinteressata che solo un bambino può e sa concedere. È
il ritorno ad un tipo di cinema che da
un po’ mancava all’appello, di quello tra il fanciullesco e l’impegnato che
riunisce la famiglia intera sul divano la domenica pomeriggio. Il tutto
indirizzato alla narrazione del profondo rispetto per tutti coloro che ogni
giorno devono fare i conti con una disabilità, siano essi animali feriti
dall’uomo, soldati di ritorno dal fronte o bambini che con la propria “diversità”
ci convivono dalla nascita. “E’ questo il vero messaggio, non rinunciare alla
speranza”: non potevano essere più giuste le parole del piccolo Gamble.
Quando le premesse sono di questo genere, evidenziare errori di
conduzione registica o recitative sembra superfluo. Ci limiteremo a condannare
gli evidenti e numerosi cliché di genere e l’uso, del tutto inutile, del 3D.
Al suo ritorno dietro le telecamere, Charles Martin mette in insieme
un cast che bilancia ebne interpreti consumati e volti nuovi. Domina lo schermo
il giovanissimo Nathan Gamble: dopo le prime apparizioni in “Babel” e “Il
Cavaliere Oscuro”, arriva la definitiva affermazione nell’horror disneyano “The
Hole”. Al suo fianco, un’altra giovanissima, Cozi Zuehlsdorff, i rodati Harry
Connick Jr, anch’egli di ritorno sui set dopo una lunga assenza, e Ashley Judd,
e il patrocinato di Kris Kristofferson e del senatore hollywoodiano Morgan
Freeman.
VOTO 6/10
Marco
Fiorillo
Pier Lorenzo
Pisano
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