Il secondo weekend di Marzo spicca per l’estrema abbondanza: ben
undici le pellicole di nuova uscite, spalmate durante l’arco della settimana
per ingolosire tutti i gusti.
I PROTAGONISTI
Si comincia di lunedì con “Project
Nim”. Agli inizi degli anni ’70, lo scienziato comportamentista Herbert
Terrace testò l’intelligenza dei primati tentando d’insegnare ad un esemplare
il linguaggio dei segni. Viene così avviato il “Project Nim”, dal nome Nim
Chimpsky dato allo scimpanzé sottoposto al progetto : dopo quattro anni e tre
studiose affidatarie del cucciolo, i test falliscono rendendo la vita di Nim
impossibile tra gli uomini e tra gli scimpanzé. Il docu- film orchestrato da
James Marsh celebra l’intero esperimento con spiccata delicatezza e chiara resa
narrativa.
Si prosegue mercoledì col kolossal “John Carter”. Catapultato misteriosamente su Barsoom (l’umano
Marte), il capitano di ventura John Carter, reduce della recente Guerra di
Secessione, si ritrova immischiato in un nuovo conflitto, la battaglia che
imperversa sul Pianeta Rosso e che rischia di distruggerlo. Sintesi perfetta di
resa grafica, caratterizzazione e prosa narrativa, la pellicola firmata Andrew
Stanton riduce per il Grande Schermo “Sotto le Lune di Marte”, romanzo di Edgar
Rice Burroughs: nonostante si respiri aria disneyana, il risultato è un
progetto adatto ad ogni pubblico capace di emozione ed interessare nella
totalità del girato.
Prima delle uscite regolari del venerdì, ancora spazio per gli
anticipi con “A Simple Life”: la
pellicola racconta della rispettosa e profonda amicizia tra la domestica Ah
Tato ed il suo padrone Roger, attore cinematografico. Dopo trent’anni dedicati
con amore e maestria allo Schermo, grande e piccolo, la regista Ann Hui
dimostra di non aver allentato la propria voglia di raccontare ciò che vede,
inscenando una storia profonda e delicata.
Arriviamo, poi, al weekend vero e proprio. In“The
Double” il serial killer noto col nome in codice di Cassio ritorna
all’azione dopo vent’anni di inoperosità. Alle sue calcagna viene rimesso l’ex
agente della CIA Paul Shepherdson , affiancato per l’occasione alla recluta
dell’FBI Ben Geary. Dopo aver firmato insieme le sceneggiature di “Quel Treno
per Yuma”, “Fast&Foriuos” e “Wanted”, si ritrova la coppia Brandt- Haas. Il
primo dietro le telecamere, il secondo alla penna, insieme tentano di mettere
in scena una spy story alla John le Carrè dall’ansia hitchockciana. Dopo appena
trenta minuti l’identità del killer viene svelata e da quel momento è una noiosa
corsa ai titoli di coda, durante la quale la presenza di Richard Gere serve
veramente a poco.
D’altra ispirazione è, invece, “La
Sorgente dell’Amore”. In un piccolo villaggio islamico della collocazione
imprecisata, le donne continuano da sempre ad attingere da una fonte in cima ad
un monte, sottoponendosi ad indicibili fatiche mentre gli uomini stanno con le
mani in mano. Capeggiate dalla giovane Leila e da una delle anziane, le donne
indiranno uno sciopero del sesso. Riunendo le esperienze di “Train de Vie”,
“Vai e vivrai” e “Il Concerto”, Radu Mihaileanu decide di dedicarsi alla
dicotomia uomo/donna nel mondo islamico: invocando esplicitamente il racconto
fantastico, Mihaileanu celebra il difficile mondo femminile della propria
terra, saturo di limitazioni e contraddizioni. Nonostante le ottime prove
precedenti, “La Sorgente dell’Amore” non è all’altezza delle aspettative,
soprattutto per il mancato tentativo di leggerezza.
Ritorniamo poi in USA con “Young
Adult”, in cui Mavis Gray scrittrice
di libri per bambini alle prese con problemi personali e di alcol, decide di
far ritorno nella natale Minnesota per partecipare al battesimo del figlio del
fidanzatino del liceo. Il viaggio nasconde la necessità di cercare la propria
identità, frugando nell’albo fotografico del liceo che la vedeva reginetta di
bellezza odiosa ed odiata da tutti. Al terzo lungometraggio, Jason Reitman
ritrova la sceneggiatrice Diablo Cody dopo “Juno”, per firmare insieme un altro
splendido progetto. L’attenzione si rivolge tutta su Mavis, interpretata dalla
sempiterna Charlize Theron, invecchiata ma mai cresciuta, un’eterna bambina
dispettosa desiderosa di rivivere solo i momenti migliori della propria vita,
ormai tragicamente incrinatasi. Ogni gesto, ogni dialogo, ogni sguardo sono
perfettamente curati dalla penna di Cody e messi in scena con eccellente
tecnica e partecipazione da Reitman: l’anello di congiunzione è proprio
Charlize Theron, misurata ed emozionante al tempo stesso.
Ci spostiamo, infine, in Italia da cui provengono le ultime quattro
pellicole del finesettimana. In “L’Arrivo
di Wang”, l’interprete cinese
Gaia viene prelevata dal suo appartamento per un incarico segreto e ben pagato.
Ad ingaggiarla l’agente Curti che la porterà in una sala interrogatori
volutamente scura per l’occasione: oltre Gaia e Curti, il fantomatico Sig.
Wang, che di signore dimostrerà veramente poco. Ennesimo lavoro low budget per
i Manetti Bros. (dopo “Piano 17” e “L’Ombra dell’Orco”), stavolta dedicato al
mondo della fantascienza e dell’incontro con l’altro. La scelta di ambientare
un sci fi alla “E.T.” in un’inedita Roma e i buoni effetti speciali messi a
disposizione dai costi fanno la qualità di questa pellicola che, però, trova un
lavoro di sceneggiatura piuttosto scialbo.
I protagonisti di “Ti Stimo
Fratello” sono due gemelli, Giovanni, laureato e sistemato economicamente e
sentimentalmente, e Jonny, discotecaro instancabile dalle qualità nulle: la
vita tranquilla del primo verrà sconvolta dall’arrivo del secondo. Dopo Aldo,
Giovanni e Giacomo, Ficarra e Picone e Ale e Franz, Zelig regala al Grande
Schermo una nuova figura. Si tratta, tuttavia, del peggiore rappresentante del
programma comico italiano: privo d’una vera vena comica, Jonny Groove deve
inscenare l’abusata macchinazione del doppio, del fratello impiastro; le
difficoltà di scrittura pesano troppo ed il tutto termina in noia, in soli 93
minuti di girato.
In “Là- Bas”, invece,
Yssouf, artista emigrato dall’Africa a Napoli, viene accolto in una piccola
villa a Castelvolturno, meglio nota come la “Casa delle Candele”. Mentre gli
altri inquilini immigrati si guadagnano qualche soldo ai semafori, Yssouf si
rivolge allo zio Moses, potente boss del narcotraffico. Rimanendo in bilico tra
le denuncia ed il racconto drammatico, “Là- Bas” trova la sua forza
nell’equilibrio: racconto di formazione criminale, rimane fedele al tema
scienza scadere in facili giochi di razzismo e luoghi comuni.
Nelle campagne ferraresi di metà ‘900 di “Colour from the Dark”, Pietro e Lucia vengono sorpresi dall’arrivo
d’una presenza oscura che prende possesso del corpo della sorella autistica di lei.
Sarà l’intera comunità a fare le spese di questo male. Prendendo spunto dal
romanzo “The Colour out of the Space” firmato Lovercraft, Ivan Zuccon si muove
tra sequenza splatter, tensione ansiolitica ben orchestrata ed una buona prova
attoriale corale.
In ultimo, “Native”.
Tornata alla propria Sicilia per gestire una clinica psichiatrica, Michela deve
affrontare una terribile minaccia, una nativa strega che tenta di rubarle
l’anima. Altro low budget italiano diviso tra l’horror paranoico e lo studio
tradizional- antropologico, “Native” mette insieme troppe suggestioni
realizzandosi completamente solo nella voglia di spaventare: volontà ben
realizzata sui set siciliani ma che a lungo andare stanca, finendo per scarnificare
l’essenza del girato. L’inesperienza quasi totale del cast fa il resto.
LE SORPRESE
Merita la nomina Guido Lombardi.
Non più giovanissimo (classe 1975), il napoletano cominciò la carriera firmando
il lavoro corale “Napoli 24”, documentario sulla città che lo vide collaborare
anche con Paolo Sorrentino e Bruno Oliviero. Nel 2010 realizzò “Vomero Travel”
ma il suo più grande successo è quest’ultimo “Là- Bas” che gli vale il Leone
del Futuro- Premio Venezia Opera Prima Luigi de Laurentiis alla XXVI Settimana
Internazionale della Critica della Mostra del Cinema di Venezia.
I FLOP E I TOP
L’importante numero delle pellicole di ultima distribuzione permette
ampia scelta, sia in senso negativo che positivo. Cominciamo, come al solito,
dai meno bravi:
3°.
Richiamo formale per John Reale. Pseudonimo “hollywoodiano” di Giovanni Marzagalli, John
concepisce un film, “Native”, ricco di spunti e tematiche che nella sostanza si
perde nelle molte, troppe strade intraprese: sarebbe bastato un pizzico di
semplicità in più.
2°. Michael Brandt occupa il secondo posto
del podio. Il regista statunitense tenta
di accorpare le recenti suggestioni de “La Talpa” di Alfredson all’aria
poliziesca de “Il Fuggitivo”. Il risultato è un film dalla narrazione debole e
limitato in presa emotiva, un esperimento mancato e nulla più.
3°.
È Giovanni
Vernia il peggiore della settimana. Simpatica macchietta dello “gileZ”,
sceglie di tentare il salto di qualità passando al Grande Schermo: privo delle
caratteristiche proprie della comicità cinematografica e ridondante nei suoi
sketch, Vernia si arroga anche il diritto di sedere dietro le telecamere e
scrivere la pellicola.
Veniamo, in ultimo, ai personaggi che hanno spiccato per merito:
3°.
Ultimo posto del podio a Ivan Zuccon. Con “Colour from the Dark”, Zuccon continua ad
alimentare la propria ossessione di genere, dimostrando erroneo il luogo comune
che vuole il Cinema horror italiano terminato con Argento.
2°. Medaglia
d’argento a Ann Hui. La poetica
conduzione tecnica e soggettivistica delle riprese non fanno altro che
celebrare l’inconfondibile cifra della cineasta cinese.
1°.
Il migliore della settimana è James Marsh. Archiviato l’Oscar vinto
per “Man on Wire”, il regista britannico realizza un altro docu- film delicato
e d’ottima fattura. Alternando registrazioni originali e “ad hoc”, Marsh
racconta l’intero esperimento cui si sottopone il primate Nim, con le sue
devastanti conseguenze per gli umani coinvolti ma soprattutto per l’animale,
strappato al proprio mondo ma mai adattatosi al nostro.
BOX OFFICE
Poche le novità dei tabellini italiani. Rimane in vetta l’ultimo nato
in casa Verdone, “Posti in piedi in Paradiso” mentre sorprende la permanenza al
suo fianco di “Quasi Amici”, che mantiene costanti le entrate. Esordio poco
brillante per “John Carter”, pellicola per la quale le aspettative d’incasso
erano molto alte a fronte dei 300 milioni di produzione; delude le previsioni
anche “Ti Stimo Fratello”, considerata la popolarità del personaggio.
Marco
Fiorillo
Pier Lorenzo
Pisano
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