Finesettimana atipico che vede l’uscita solo di quattro pellicole, cui
si aggiunge, nell’anticipo del 1 Maggio, “Hunger Games”, nel tentativo di
sfruttare il giorno di festa per superare gli introiti dell’inarrivabile “The
Avengers”.
I PROTAGONISTI:
Ad aprire la settimana, come appena preannunciato, il tanto atteso “Hunger Games”. In una post apocalittica
rivisitazione dell’America del Nord, dodici distretti sottomessi devono
annualmente pagare un tributo alla dominante Capital City: una giovane donna e un
giovane uomo da mettere a disposizione degli Hunger Games, violenti giochi di
sopravvivenza in cui si sfidano i trbutii. Quando la sorte sceglie la piccola
Prime Everdeen del distretto 12, è sua sorella maggiore Katniss a prenderne il
posto offrendosi volontaria. Tratto dall’omonimo romanzo di Suzanne Collins,
“Hunger Games” trova una delle migliori forme, considerato l’indirizzo
giovanile del prodotto, calata in sorprendenti prove attoriali, singole e
corali. Ciò che manca al ritorno al Grande Schermo di Gary Ross è una comunione
d’intenti, un unico spirito da dare alla pellicola, mal distribuita tra dramma,
azione e troppi minuti. Per una volta, l’amaro in bocca rimane perché davvero
si doveva fare di più.
Il fine settimana vede il nostalgico ritorno degli studenti più famosi
del Grande Schermo in “American Pie-
Ancora Insieme”. Tutta la classe ’99
dell’East Great Falls si ritrova insieme per festeggiare il decennale del
diploma, per scoprire come sono passati gli anni: Jim e Michelle si sono
sposati ed hanno avuto un bambino, Kevin e Vicky si sono lasciati così come Oz
e Heather, Finch ha girato il mondo mentre Stifler pare essere l’unico a non
essere mai cambiato. John Hurwitz e Hayden Scholssberg aggiungono il quarto capitolo ad una delle serie comico-adolescenziali
più famose della storia del Cinema, ritrovando tutti i personaggi che hanno
fatto la fortuna di Paul e Chris Weitz e di Adam Herz, rispettivamente registi
e sceneggiatore del primo “America Pie”. Se le caratteristiche restano
sostanzialmente invariate (l’umorismo semplice ed immediato, le gag striminzite
e i vari caratteristi), “Ancora Insieme” ha il gusto della rimpatriata
nostalgica che non ammette critiche.
Arriva, invece, dalla Francia “Gli
Infedeli”. Si tratta d’una pellicola composta da sette episodi, ognuno
firmato da un diverso regista, in cui si affronta il tema dell’infedeltà
maschile, declinata in vari e diversi aspetti, tutti velatamente ispirati ad un
certo tipo di Cinema di matrice italiana. Ad alternarsi dietro le cineprese Emmanuelle
Bercot, Fred Cavaye, Alexandre Courtes, gli eroi dell’anno Michel Hazanavicius
e Jean Dujardin, Eric Lartigau e Gilles Lellouche. Nonostante i cervellotici
tentativi francesi di fare cinema d’autore abbiano già stancato, l’idea di fare
del film una composta di sette episodi, ognuno con un proprio registro
narrativo e tecnico, non è quella che dispiace di più. A funzionare poco sono i
camaleontici protagonisti Jean Dujardin e Gilles Lellouche, più attenti alla
propria personale riuscita che a quella de “Gli Infedeli”.
Sembra una produzione disneyana ma non lo è “Seafood”, la storia del piccolo Pup, squalo bambù che, dopo aver
assistito alla cattura di alcune uova proprio di squalo bambù da parte di due
pescatori di frodo, decide di mettersi alla ricerca dei suoi fratelli per
avvertili del pericolo. Ad aiutarlo il pescecane Julius, il polpo Octo ed una
serie di variopinti abitanti degli abissi. Opera prima della Silver Ant,
fondata dal regista malese Aun Hoe Goh proprio in occasione della realizzazione
di “Seafood”, supportata da Al Jazeera Children Channel, “Seafood”, appunto, si
inserisce nella fitta schiera di controparti animate delle ben più famose
produzioni Pixar, facendo il paio, nello specifico, a “Alla ricerca di Nemo” e
“Shark Tale”. Ciò che Aun Hoe Goh aggiunge è la destinazione anche ad un
pubblico più avanzato, come dimostrato dalla minor selezione delle immagini e
dai sottesi messaggi ecologici- ambientalistici. Se qualcosa di nuovo c’è è
quasi impossibile notarlo e “Seafood” aggiunge poco o niente ai più illustri
contemporanei d’oltreoceano.
Dulcis in fundo, “Ulidi piccola
mia”. È vicina ai diciotto anni Paola, figlia di un contadino emiliano e di
una donna marocchina che, negli ultimi quattro mesi, è stata ospite di una
comunità, lontana dalla famiglia. Prendendo spunto da uno spettacolo teatrale,
Mateo Zoni regala una pagina finemente preziosa al dramma giovanile. Le sue
telecamere seguono con delicatezza e discrezione la giovane Paola, capace, in
questo modo, di dispiegare con realismo ed intensità il proprio personaggio. Né
voci narranti né finali strappalacrime al limite del mieloso.
LE SORPRESE
Alla sua prima uscita si rende artefice di un’ottima prestazione Paola Pugnetti, che si aggiudica la
nomina a sorpresa del weekend. Un plauso relativo lo merita Mateo Zoni, capace
di dirigere nel miglior dei modi un talento ancora grezzo come quello della
Pugnetti. Speriamo solo che le doti così “impegnate”, in un mercato così poco
attento all’impegno, non ne minino i futuri successi.
I FLOP E I TOP
Vediamo ora i protagonisti che si sono messi in cattiva luce:
3°.
Richiamo retorico più che critico per la coppia Hazanavius- Dujardin. Dopo i tanto
discussi Oscar vinti nell’ultima tornata degli Awards, il duo francese non
perde la voglia di ritornare ad un cinema d’avanguardia di cui, tutto sommato,
si sente poco il bisogno: tornare indietro, nell’epoca del 3D, non è di sicuro
la scelta azzeccata!
2°. Anche
in questo caso, solo richiamo per il malese Aun Hoe Goh. Il regista di “Seafood” si impegna a caratterizzare,
almeno tematicamente, la prima pellicola della sua Silver Ant, riuscendo solo
in un Pixar ben stereotipato.
1°.
Di critica vera si tratta, invece, per Gary Ross. A nove anni dall’ultimo
lungometraggio, tutto l’impegno profuso nella realizzazione così attenta di
“Hunger Games” finisce per risultare inutile alla luce del funzionamento ultimo
della pellicola nella sua interezza.
In ultimo, i più lodevoli:
3°.
Medaglia di bronzo per Jason Biggs&Co. I verginelli di “American Pie” ritornano, dopo
dieci anni, sul Grande Schermo, per accompagnare nel magico mondo dell’evasione
e della scoperta anche le nuove generazioni. Di sicuro il loro operato è più
educativo di tanti altri mezzi.
2°. Seconda sul podio è Jennifer Lawrence. La ragazza del Kentucky ha in “Hunger Games” la
possibilità di dar sfoggio di tutto il suo talento interpretativo e
caratteriale, riuscendo anche nella fase action del girato. un’altra giovane
promessa!
1°.
Oro del finesettimana a Mateo Zoni. Alle tante parole già spese va aggiunto solo che per il
regista parmense si tratta della prima opera. Aggiungere ancora qualcosa
avrebbe del superfluo.
BOX OFFICE
Nonostante l’ottima accoglienza riservata alla new entry “Hunger
Games”, “The Avengers” rimane saldamente in vetta alle classifiche, toccando
quota 10.977.822 €. La concorrente della Warnes
Bros arriva comunque, in meno di una settimana, a 6.419.761. Volendo
considerare solo il finesettimana, invece, a trionfare ai botteghini è l’ultimo
capitolo de “American Pie”, che raggiunge i 2.367.964 € d’incasso.
Marco Fiorillo
Pier Lorenzo Pisano
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