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lunedì 25 luglio 2011

Harry Potter e i Doni della Morte-parte II

Daniel Radcliffe: Harry Potter

Rupert Grint: Ron Weasley

Emma Watson: Hermione Granger

Ralph Fiennes: Lord Voldemort

Alan Rickman: Severus Piton

Helena Bonham Carter: Bellatrix Lestrange

Maggie Smith: Minerva McGranitt

Michael Gambon: Albus Silente

Jason Isaacs: Lucius Malfoy

Tom Felton: Draco Malfoy

Helen McCrory: Narcissa Malfoy

Bonnie Wright: Ginny Weasley

Matthew Lewis: Neville Paciock

Evanna Lynch: Luna Lovegood

James Phelps: Fred Weasley

Oliver Phelps: George Weasley

Mark Williams: Arthur Weasley

Julie Walters: Molly Weasley

Domhnall Gleeson: Bill Weasley

Clémence Poésy: Fleur Delacour

Robbie Coltrane: Rubeus Hagrid

David Thewlis: Remus Lupin

Natalia Tena: Ninfadora Tonks

George Harris: Kingsley Shacklebolt

Jim Broadbent: Horace Lumacorno

Warwick Davis: Filius Vitious

Miriam Margolyes: Pomona Sprite

Emma Thompson: Sibilla Cooman

Ciaràn Hinds:Aberforth Silente

John Hurt: Olivander

Kelly MacDonald: Dama Grigia

Warwick Davis: Griphook

Dave Legeno: Fenrir Greyback

Bertie Gilbert: Scorpius Malfoy

Arthur Bowen: Albus Severus Potter

Ryan Turner: Hugo Weasley

Ellie Darcey-Alden: Lily Evans (da giovane)

Rohan Gotobed: Sirius Black (da giovane)

Will Dunn: James Sirius Potter

Luke Newberry: Ted Lupin

Benedict Clark: Severus Piton (da giovane)

Toby Regbo: Albus Silente (da giovane)

Helena Barlow: Rose Weasley

Regia: David Yates

Soggetto: J. K. Rowling

Fotografia: Eduardo Serra

Musiche: Alexandre Desplat

Scenografie: Stuart Craig

La seconda attesissima parte dell’ultimo capitolo della saga di Harry Potter inizia riprendendo l’immagine finale del film precedente: Lord Voldemort trionfante che impugna l’invincibile bacchetta di Sambuco.

I tre ragazzi, Harry, Hermione e Ron, che conosciamo da quando avevano dodici anni, sono ora adulti ed hanno su di sé la responsabilità dell’intero mondo magico, impegnati nella missione suicida di recuperare i quattro horcrux rimanenti (n.d. i frammenti dell’anima di Voldemort) per eliminare la minaccia rappresentata dal Signore Oscuro. Le forze del bene sono sempre più sofferenti e mutilate, il male è dovunque, rappresentato da Voldemort, sempre più opprimente e disumano.

La classica sfida tra bene e male, sottotesto dell’intera saga, è qui presentata in chiave di magica fiaba, quella fiaba che ha affascinato e conquistato milioni di lettori in tutto il mondo.

Dieci anni sono trascorsi da quando la magia scaturita dalla penna della “fattucchiera” Rowling fu trasposta sul grande schermo. Dieci anni emozionanti, carichi di attese e aspettative: un’epopea cinematografica capace di avvicinare al mondo di Harry anche coloro che non ne hanno letto le avventure cartacee. La passione duratura e incrollabile dei fan è stata, però, pesantemente delusa. La corsa a perdifiato verso la meta finale porta ad un traguardo misero, scialbo.

Alla quarta riduzione della collana della Rowling, David Yates, aveva fin’ora dimostrato buona qualità, anche senza emergere rispetto ai precedenti registi, tra tutti Alfonso Cuaron. Nonostante la scelta, inizialmente poco apprezzata, di dividere l’ultimo e più atteso capitolo, Yates era riuscito a creare, con la prima parte, un buon gioco di tensione ed aspettative. Arriva, pertanto, inaspettata la disfatta qualitativa del seguito. La relativa aderenza al romanzo fa storcere il naso, e non poco: tra tutte le incongruenze, sembra doveroso citare l’accenno al torbido passato della famiglia Silente, mai chiarito, e la “nuova” riproposizione del duello finale. Ma, ovviamente, si tratta di un paragone contrito, considerate le palesi differenze dei format in questione. Volendo, dunque, esulare dal paragone extra-cinematografico, sembra sbagliato il progetto stesso che anima il girato: col fine di realizzare un magico action movie, Yates scarnifica i contenuti, si preoccupa poco del recitato, per poi svolgere un compitino scolastico, che è solo spettacolarità e presa visiva. I primi venti minuti della pellicola sciolgono gli ultimi nodi narrativi, preparando lo spettatore ad una battaglia campale che, costituendo il fulcro dell’intero film, poteva e doveva essere resa meglio. Ogni momento della pellicola è caricato di significati, perché il libro è stato soggetto a tagli feroci che alterano la suddivisione del tempo cosi com’era nel libro, lasciando spazio solo ad elementi essenziali alla prosecuzione della trama. Le atmosfere del film tendono sempre al malinconico, tutto è avvolto da una sorta di nebbia blu, una malinconia che accompagnerà gli spettatori anche fuori dalla sala.

I personaggi sono ormai ben definiti dopo sette film, e questo può forse scusare la totale mancanza di introspezione. Si è scelto di sacrificare, in nome di una completezza comunque non raggiunta, un ritmo più calmo e meno serrato, in favore di un affastellamento sullo schermo di scene belle visivamente , ma legate dal sottilissimo filo della trama ridotta all’osso. Non sempre il piacere degli occhi è ciò che gli spettatori ricercano, e ciò è ancora più vero per coloro che hanno seguito anche la penna dietro la cinepresa. Momento di luce durante la pellicola, la scena del ricordo di Piton (tra l’altro presentata in maniera molto fedele al libro), che da ulteriore spessore all’ottimo personaggio delineato da Rickman.

Una nota importante: il film pecca di una estrema difficoltà di comprensione per chi non ha avuto l’ occasione di conoscere Harry attraverso i libri, e molti elementi importanti rimangono accennati o inspiegati.

Tecnicamente, le note positive sono costituite da coloro che hanno accompagnato Harry durante tutti questi anni. Gli ottimi allestimenti di Stuart Craig e le musiche di John Williams, semplicemente rivisitate da Alexandre Desplat, richiamano i precedenti episodi, ricucendo una continuità contenutistica e, soprattutto, qualitativa.

Giunti alla fine della saga, vien anche da pensare ai giovani attori che ne hanno preso parte, accompagnando crescita a riprese. Trattandosi di un’odissea giovanile, le aspettative riguardavano, in maggior parte, le nuove leve: anche in questo caso le aspettative vengono tradite, considerato che il talento rimane quasi costantemente dalla parte degli “adulti”, tra tutti Ralph Fiennes e Michael Gambon.

Calano le luci in sala, gli spettatori, dopo dieci anni trascorsi al fianco dei maghi della Rowling, tirano il fiato un’ultima volta, emozionati e già un po’ tristi. Quando scorrono i titoli di cosa, però, le aspettative per la chiosa di una delle saghe cinematografiche più importanti del nostro tempo, diventano amarezza e delusione sui volti degli spettatori: se questa è la fine, ci siamo goduti il viaggio.

VOTO 4/10

Pier Lorenzo Pisano

Marco Fiorillo