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lunedì 9 gennaio 2012

Il punto del Weekend


Buon anno care lettrici e cari lettori! Proprio con l’ultima festa natalizia, il giorno della Befana, si chiude il primo weekend cinematografico del 2012, spalmato durante tutta la prima settimana dell’anno nuovo: scopriamo insieme come ci accoglie il Grande Schermo.

I PROTAGONISTI
Come a voler interpretare la solita voglia di denuncia e cambiamento che accompagna sempre l’arrivo del nuovo anno, il primo filo conduttore del 2012 è la critica storica. Un tema che interessa con risultati e format totalmente differenti sia il cinema nostrano che quello d’oltreoceano. Segue questa linea “Italy: Love It or Leave It” che racconta la storia di due amici, l’altoatesino Gustav ed il romano Luca, in procinto d’essere sfrattati di casa: mentre Gustav vuole lasciare l’Italia in favore di Berlino, Luca intende rimanere. I due risolveranno prendendosi sei mesi di tempo che spenderanno in giro per lo stivale a bordo d’una vecchia 500. Si tratta di un documentario filmico veramente ben riuscito, il cui obiettivo è sondare, senza luoghi comuni o facile populismo, i disagi e le bellezze della nostra terra. Obiettivo centrato.
Di tutt’altra pasta è, invece, “J. Edgar”, pellicola biografica che segue la vita del Direttore dell’FBI Hoover dall’insediamento alla direzione del Bureau, nel 1924, fino alla sua morte nel 1972. In perfetto stile “Stelle e Striscie”, il film di Clint Eastwood, senza mai abbandonare patriottismo e magnificenza, riesce a fornire, oltre che una chiara indagine storica del periodo interessato, un’emozionante parabola di vita, perfettamente interpretata da Leonardo di Caprio, nei panni di Hoover.
Il secondo filone che accompagna la prima settimana di Cinema è quello, fin troppo abusato nel più recente passato, della maturità, nella declinazione del viaggio. A “fronteggiarsi”, questa volta, una produzione italiana ed una britannica. In “Immaturi- Il Viaggio”, il gruppo di quarantenni che già avevamo conosciuto nel primo episodio, terminano il temuto esame di maturità e si concedono il più classico dei piaceri post-esame: il viaggio in Grecia. Se “Immaturi” aveva piacevolmente stupito per idea e caratterizzazione dei singoli e delle relazioni, il sequel delude proprio per mancanza di introspezione ed avanzamento: se il cambio di location da movimento agli eventi, i personaggi rimangono ancorati alle mete già raggiunte.
Non molto diverso appare “Finalmente Maggiorenni”, pellicola britannica che prende le mosse dalla serie tv “The Inbetweeners”, trasmessa dal 2008 sul canale E4. Il lungometraggio riprende le vicende dei quattro londinesi della sitcom, che si lanciano anch’essi nell’avventura del viaggio in Grecia in piena tempesta ormonale. Impacciati e disinibiti, si lanceranno in ogni tipo di figuraccia accaparrandosi una piccola fetta di maturità.
Non decade la fortuna del format documentario, scelto per la terza ed ultima pellicola italiana di questo finesettimana. A dominare la scena è ancora la critica politica, questa volta intrisa di denuncia economico/lavorativa. “Tutti giù per aria” ripercorre, infatti, le vicende della compagnia di bandiera Alitalia dall’Agosto 2008 all’Aprile 2009, tra vertenze, assemblee, scioperi, contestazioni, cassa integrazione e l’acquisizione francese sostenuta dal governo Berlusconi. Nonostante l’impegno profuso, in special modo dai due motori del progetto Sandro Tartaglia Polcini, assistente di volo cassaintegrato, e Matteo Messina, giornalista freelance, solidarietà e coraggio di certo non fanno risultato qualitativo.
Dulcis in fundo, non poteva mancare l’ultimo film d’animazione delle festività natalizie: “Alvin Superstar 3- Si salvi chi può!” riprende le vicende dei Chipmunks e delle Chipettes che da una sontuosa crociera finiscono su un’isola deserta, nuovo teatro della loro ironia. Il terzo episodio della serie stupisce piacevolmente per il livello d’intrattenimento, irresistibile per i più piccoli e ampiamente godibile dai genitori, cui il regista destina tutta una serie di citazioni d’autore, da “Rambo” a “Lost”.

LE SORPRESE
A far sgranare gli occhi, in questo inizio d’anno, è sicuramente il giovane Armie Hammer. Californiano d’origine, si presta a numerose serie televisive fino alla partecipazione al lungometraggio “Social Network”, in cui lo nota un certo Clint Eastwood che lo sceglie per il suo ultimo “J. Edgar”. Nel film interpreta Clyde Tolson, amico fidato e collega di Hoover, con il quale pare che il Direttore dell’FBI abbia avuto una relazione sentimentale: con estremo talento e compostezza tecnica, Hammer caratterizza splendidamente un personaggio difficile, senza sentire il peso dell’uomo e dell’attore cui si affianca, Leonardo di Caprio.

I FLOP E I TOP
Più che di critiche, questo fine settimana si tratta di segnalazioni negative:
3°.    Ultimo posto a Ben Palmer. Il regista de “Finalmente Maggiorenni” sfrutta bene il quartetto base, ormai ben oleato dopo 3 stagioni di sitcom, ma non arricchisce mai la sua produzione di una vena puramente filmica.
3°.    Secondo gradino per Paolo Genovese. Nonostante l’atmosfera da commedia mai comica in senso lato, la vicenda rimane ancorata agli sviluppi del primo “Immaturi”, dando poco movimento emotivo ai personaggi allorquando lo sviluppo dei caratteri era stato proprio il motore del primo episodio.
3°.    Si laurea peggiore della settimana il regista Francesco Cordio. Il suo “Tutti giù per aria” altro non è che una sequenza di scene di autocommiserazione in cui la forza narrativa, la chiarezza critica e la volontà propositiva sono totalmente assenti.
Infine, i più bravi del weekend:
3°.    Medaglia di bronzo a Mike Mitchell. Lo statunitense riesce a coinvolgere tutti gli spettatori nella magia del suo film d’animazione, compiendo anche una scelta poco di tendenza ma apprezzabilissima nel far ritorno al 2D: la semplicità finalmente trionfa.
2°.    Il secondo posto se lo aggiudica, invece, il tandem Ragazzi- Hofer. I due giovani italiani bissano il successo de “Improvvisamente lo scorso inverno”, film-documentario del 2009 con cui si erano presentati al grande pubblico, senza abbandonare format e standard qualitativi.
1°.    Reverenza e rispetto nella candidatura del miglior del finesettimana, Clint Eastwood. Sempre coerente alla sua profondissima attenzione politica, tratteggia in maniera storicamente corretta la vicenda dell’Hoover “uomo pubblico”. Ma ad Eastwood questo non basta. Trasforma la celebrazione storica in una storia di vita, la storia di un uomo fragile, incatenato alla propria carriera ed incapace di vivere le proprie emozioni. Talento puro.

BOX OFFICE
Domina i botteghini la pellicola tutta italiana “Immaturi- Il Viaggio”, che nei primi due giorni di programmazione raccoglie 1.495.247,23€: risultato comunque negativo rispetto al primo episodio che nelle prime 48 ore raggiunse i 3 milioni di incasso. Segue a quota 1.424.274,29€ “Alvin Superstar 3- Si salvi chi può”, che si avvale di un giorno in più di programmazione. Chiude in negativo la produzione di Eastwood, portando a casa solo 803.805,30€.
Non ci resta che rinnovarvi gli auguri di buon anno e darvi appuntamento al prossimo lunedì.

Marco Fiorillo
Pier Lorenzo Pisano

domenica 8 gennaio 2012

Alvin Superstar 3- Si salvi chi può (2012)




Alvin Superstar 3 - Si salvi chi può!
Titolo originale: Alvin and the Chipmunks: Chip-Wrecked
USA: 2011. Regia di: Mike Mitchell Genere: Animazione Durata: 87'
Interpreti: (Voci) Anna Faris, Justin Long, Matthew Gray Gubler, Christina Applegate, Amy Poehler, Jesse McCartney (Cast) Alyssa Milano, Jason Lee, David Cross, Jenny Slate, Andy Buckley, Tucker Albrizzi
Sito web ufficiale:
Sito web italiano: www.microsites3.foxinternational.com/it/alvin3ilfilm
Nelle sale dal: 03/01/2012
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Daria Castelfranchi
L'aggettivo ideale: Irresistibile
Scarica il Pressbook del film
Alvin Superstar 3 - Si salvi chi può! su Facebook

In tempo per le feste natalizie, arriva al cinema Alvin Superstar 3 – Si salvi chi può: nuovo divertente episodio con protagonisti i Chipmunks e le Chipettes.
Si parte da una sontuosa crociera e si finisce su un’isola deserta, per di più vulcanica: le avventure non mancano, le risate idem.
Dal casinista Alvin – sì, non è un termine opportuno in questa sede ma la parola casino è la più usata da Dave (Jason Lee) per descrivere i disastri che combina Alvin – al saggio Simon, fino al tenero Theodore, per passare poi alle tre scatenate ballerine, il film avanza tra momenti comici - in primis la trasformazione di Simon in Simòn - e avventure alla Robinson Crusoe, vedi la costruzione delle case sull’albero o il tesoro dietro la cascata.

Come nella migliore tradizione, anche l’ultima vicenda degli scoiattoli più indisciplinati del pianeta è densa di citazioni cinematografiche, da Cast Away a Lost, passando per Il Signore degli Anelli e Rambo. Se questo aspetto rende il film godibile per i più grandi, l’irresistibile simpatia di Alvin & co., diverte i più piccoli con una serie di buffe sequenze in cui i piccoli protagonisti ne combinano veramente di tutti i colori.

Mentre Alvin compie un percorso di crescita che lo porta a capire cosa significhi essere responsabili, Simon si scioglie e svela finalmente il suo debole per Jeanette. Dave cerca disperatamente i suoi piccoli e capisce che deve dar loro più fiducia ed Ian, il manager che li teneva chiusi in una gabbia, sembra redimersi: “Odio, rabbia e rimpianto consumano e basta”.
Dai costumi glitterati alle cover di brani pop di successo tra cui Survivor delle Destiny Child, femmine contro maschi, in un turbine di situazioni esilaranti che divertono grandi e piccini.

Nessun problema per chi non ha visto i due precedenti episodi, forti di 800 milioni di dollari di incassi in tutto il mondo: Alvin superstar 3 – Si salvi chi può è un film a sé stante che non necessita di didascaliche perdite di tempo e si fa apprezzare per la sua semplicità narrativa ed estetica.
Niente 3D finalmente, solo colori sgargianti e protagonisti simpatici e spassosi.
Perché, a volte, le cose semplici sono quelle che piacciono di più, soprattutto ai bambini. Alvin diverte i piccoli spettatori e per i genitori si tratta di un’ottantina di minuti di intrattenimento tutto sommato gradevole. Un ottimo passatempo durante le feste di Natale.

J. Edgar (2012)

Leonardo di Caprio: J. Edgar Hoover
Armie Hammer: Clyde Tolson
Naomi Watts: Helen Gandy
Josh Lucas: Charles Lindbergh
Ed Westwick: agente Smith
Lea Thompson: Lela Rogers
Dermont Mulroney: colonnello Schwarzkopf
Jeffrey Donovan: Robert Kennedy
Stephen Root: Arthur Koehler
Judi Dench: Anne Marie Hoover
Ken Howard: generale Stone

Regia: Clint Eastwood
Sceneggiatura: Dustin Lance Black
Fotografia: Tom Stern
Scenografie: James J. Murakami

Nel 1919 Edgar Hoover (Leonardo di Caprio) è poco più che un ventenne di stanza al dipartimento di giustizia, sotto il comando del direttore Mitchell Palmer. L’arresto del capo del movimento radicale Emma Goldman proietta Edgar ai vertici del dipartimento e oltre, dinanzi alla scrivania del Generale Stone (Ken Howard), da cui riceve la conduzione del Federal Bureau of Investigation (FBI). È l’inizio dell’impero di Hoover, riformatore del  Bureau, prima, e dell’intero sistema investigativo americano, poi. Per più di un cinquantennio Hoover vivrà per e con l’America, combattendo dalla sua scrivania tutti i suoi nemici.

“Una società indifferente e riluttante ad imparare dal passato non ha futuro. Non dobbiamo mai dimenticare la nostra storia. Non dobbiamo mai abbassare la guardia”. Queste parole, affidate dallo sceneggiatore Dustin Black all’Hoover di Leonardo di Caprio, basterebbero per capire l’uomo che per più di mezzo secolo ha accompagnato ed incarnato gli Stati Uniti. Fiero, duro e risoluto, Hoover ha dedicato tutta la sua vita alla bandiera a stelle e strisce. Direttore dell’FBI dal 1924 al 1972, avversario giurato del comunismo e vincitore nella battaglia al gangsterismo. Uomo ossessivo ed ossessionato, sempre in bilico tra la paranoia e la sfiducia, incapace di un’interazione sana lavorativa e personale. Eroe e nemico. Amato ed odiato. Cuore pulsante di un America “nera”, tenuta insieme da segreti e complotti, mai pacificata ed in continua ricerca d’una lotta in cui impegnarsi.
Sempre coerente alla sua profondissima attenzione politica, il magistrale Clint Eastwood, regista de “J. Edgar”, tratteggia in maniera storicamente corretta la vicenda dell’Hoover “uomo pubblico”. Ma ad Eastwood questo non basta. Trasforma la celebrazione storica in una storia di vita, la storia di un uomo fragile, incatenato alla propria carriera ed incapace di vivere le proprie emozioni. L’estremo attaccamento alla madre, la velata vicinanza al collega ed amico Clyde Tolson, ed ancora i repentini cambi di registro sono solo alcuni degli artifizi usati dal regista per centrare la propria attenzione su Edgar e non su Hoover: non sembra un caso nemmeno la scelta del titolo.

Se a dirigere le telecamere troviamo uno dei senatori dell’olimpo hollywoodiano, il talento non sembra mancare al restante entourage. Eastwood si affianca il giovane sceneggiatore Dustin Lance Black, presentatosi al grande pubblico curando per tre lunghi anni il lungometraggio biografico “Milk” che gli valse l’Oscar alla miglior sceneggiatura nel 2009. A vestire perfettamente gli eleganti doppiopetto di Hoover è Leonardo di Caprio, capace di anteporre davanti alla cinepresa entrambe le anime del suo personaggio. Al suo fianco, Armie Hammer e Naomi Watts, sostituita di Charlize Theron, cui si aggiunge un cast ricco e numeroso tra cui spiccano Ed Westwick, beniamino della famosa serie tv “Gossipgirl”, Lea Thompson, meglio nota con lo pseudonimo di Lorraine Baines McFly, e la madrina d’onore Judi Dench.

Vicende private e carriera politica, storia di un paese e parabola di vita, tutto si condensa con splendida armonia narrativa ed interpretativa nell’ennesimo capolavoro di Eastwood.

VOTO 8/10
Marco Fiorillo
Pier Lorenzo Pisano 

Finalmente Maggiorenni (2012)

Simon Bird: Will McKenzie
James Buckley: Jay Cartwright
Blake Harrison: Neil Sutherland
Joe Thomas: Simon Cooper
Emily Head: Carli d’Amato
Laura Haddock: Alison

Regia: Ben Palmer
Sceneggiatura: Damon Beesley
Fotografia: Ben Wheeler
Musiche: Mike Skinner

Completato il liceo e alle prese con l’adolescenziale crisi ormonale, i quattro amici Will (Simon Bird), Jay (James Buckley), Neil (Blake Harrison) e Simon (Joe Thomas) partono alla volta della Grecia, per vivere insieme le ultime settimane prima di dividersi per il college. Impacciati e disinibiti, si lanceranno in ogni tipo di figuraccia accaparrandosi una piccola fetta di maturità.

Il lungometraggio di Ben Palmer è l’adattamento per il Grande Schermo della fortunata sitcom britannica “The Inbetweeners”, trasmessa dal 2008 sul canale E4 e vincitrice del premio per la miglior sitcom ai British Comedy Awards. Come la serie, anche la pellicola segue le vicende dei quattro giovani londinesi: è proprio il format originale a dare qualità al girato, riuscendo, anche se in maniera poco brillante, ad evitare le classiche scopiazzature di genere. Probabilmente il merito più grande è del quartetto protagonista: una macchina caratterizzante ben oleata dopo tre stagioni di attività.

VOTO 5/10
Marco Fiorillo
Pier Lorenzo Pisano

La Carica dei 101 (1961)

Regia: Clyde Geronimini, Hamilton Luske, Wolfgang Remherman
Soggetto: Dodie Smith
Sceneggiatura: Bill Peet
Produzione: Walt Disney Productions, Buena Vista Distribution
Art Director: Ken Anderson
Animatori: Mit Kahl, Frank Thomas, Marc Davis, John Lounsbery, Ollie Johnstone, Eric Larson, Les Clark






Rudy e Pongo, rispettivamente il padrone musicista ed il cane dalmata, sono due giovani scapoli della Londra dei primi anni ’40. Sebbene Rudy sembra potersi accontentare dei propri spartiti, Pongo sente la necessità d’una campagna. Adocchiata dalla finestra del loro appartamento una deliziosa coppia di esemplari, il cane trascina Rudy in una rocambolesca conoscenza. I quattro sono fatti gli uni per gli altri e poco dopo Rudy e Anita e Pongo e Peggy convolano a nozze. La nuova famiglia, trasferitasi in un modesto appartamento insieme alla cameriera Nilla, si amplia ulteriormente con l’arrivo di quindici cuccioli di dalmata. Lo splendido quadretto viene guastato dalla perfida Crudelia de Mon, compagna di scuola di Anita, ossessionata dalle pellicce e decisa ad avere i piccoli di Pongo e Peggy a tutti i costi.

Esattamente cinquantuno anni fa “La Carica dei 101”, diciassettesimo capolavoro della Walt Disney, faceva la sua apparizione nelle sale cinematografiche di tutto il Mondo. Per poco più di mezzo secolo, questo lungometraggio ha fatto parte dell’infanzia d’ogni piccino, riuscendo ad emozionare anche i più cresciuti.
Le animazioni, così rudimentali per l’occhio moderno, affascinavano per originalità e personalizzazione. Le musiche storiche e la splendida caratterizzazione dei personaggi, su tutti una delle “villain” più temute dell’universo disneyano, Crudelia de Mon. Tutto ha contribuito a farne un “pezzo di storia”, già ampiamente apprezzato dai contemporanei: in uscita successivamente a “La Bella Addormentata nel Bosco”, vero e proprio flop mediatico, “La Carica dei 101” vantò anche il merito di risollevare le finanze della Fabbrica dei Sogni.
La storia delle due coppie nasce, però, dalla penna di Dorothy “Dodie” Smith, scrittrice britannica d’adozione statunitense. “I Cento e una Dalmata”, meglio conosciuto come “La Carica dei 101” costituisce, insieme a “Ho un Castello nel Cuore”, l’opera più conosciuta ed apprezzata della Smith, di cui il film di Walt Disney fu fondamentale cassa di risonanza.
A testimonianza dell’incrollabile successo della pellicola tre sequel, due in carne ed ossa ed uno animato. Nel 1996 venne realizzato il primo film “La Carica dei 101- Questa volta la magia è vera”, diretto da Stephen Herek ed interpretato da Glenn Close, nei panni di Crudelia, e da Jeff Daniels e Joely Richardson, rispettivamente Rudy ed Anita. Fece seguito, nel 2000, “La Carica dei 102- Un nuovo colpo di coda”, che riprende le vicende di Crudelia, nuovamente interpretata da Glenn Close, dopo il soggiorno in prigione. In ultimo, nel 2003, il secondo episodio animato “La Carica dei 101 II- Macchia un eroe a Londra”, una sorta di spin off interamente dedicato al piccolo Macchia, uno dei quindici cuccioli di Pongo e Peggy.

A veder i cartoni ed i giochi che accompagnano i piccoli d’oggi, è facile ritenersi fortunati ad essere cresciuti con Pongo e Peggy.

VOTO 8/10
Marco Fiorillo
Pier Lorenzo Pisano 

True Justice- La Confraternita (2011)

Steven Seagal: Elijah Kane
William Stewart: Andre Mason
Sarah Lind: Sarah
Meghan Ory: Juliet
Warren Christie: Radner

Regia: Wayne Rose, Keoni Waxman, Lauro Chartrand
Sceneggiatura: Steven Seagal
Fotografia: Nathan Wilson
Musiche: Carly Paradise7
Scenografie: Andrew Deskin
Montaggio: Trevor Mirosh

La SIU deve affrontare non una, bensì due organizzazioni mafiose nipponiche: la rinomata Yakuza in tandem con la famiglia Tong. Mentre i ragazzi di Kane (Seagal) cominciano le indagini riguardanti la nuova unione malavitosa, lo stesso Kane è chiamato a sventare una rapina in banca. Completata l’operazione di mediazione anche Kane potrà unirsi alle operazioni, in cui viene coinvolto personalmente a seguito dell’uccisione di un suo caro amico.

Per chi qualche film di Seagal l’ha visto, l’ansia per l’apparizione sulla scena della criminalità giapponese era ormai palpabile. Siamo di fronte alla scelta più scontata e meno felice della serie che, però, permette di mantenere la coerenza del progetto: l’autocelebrazione di Seagal/Kane. Sia l’irrompere sulla scena della Yakuza che l’operazione in banca permettono di aggiungere tasselli al fumoso passato del protagonista. Se si aggiunge una conduzione registica meno brillante rispetto agli episodi precedenti,  il risultato è evidentemente negativo.

Marco Fiorillo
Pier Lorenzo Pisano