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venerdì 9 dicembre 2011

The Artist (2011)


The Artist
Titolo originale: The Artist
Francia: 2011. Regia di: Michel Hazanavicius Genere: Drammatico Durata: 100'
Interpreti: John Goodman, Missi Pyle, Penelope Ann Miller, James Cromwell, Beth Grant, Ben Kurland, Joel Murray, Jen Lilley, Beau Nelson, Jean Dujardin
Sito web ufficiale: www.warnerbros.fr/the-artist.html
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 09/12/2011
Voto: 9
Trailer
Recensione di: Daria Castelfranchi
L'aggettivo ideale: Splendente
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Nel film di Michel Hazanavicius rivive la meraviglia del cinema. Dimenticate effetti speciali e 3D, sequenze adrenaliniche o stuntman: in The Artist torna la magia dei film muti e in bianco e nero.
I giovani della nuova generazione dovrebbero vedere la splendida opera del regista francese per capire come si faceva il cinema agli albori di Hollywood, per scoprire com’è nato il sonoro, come si è evoluto il modo di fare cinema.
Per i più grandi è il ricordo nostalgico di un’epoca d’oro in cui, con pochi elementi, il pubblico usciva estasiato dalla sala. Una sala, tra l’altro, concepita come un teatro, in cui si andava agghindati di tutto punto, con smoking per lui e abito lungo per lei.
Perché il cinema all’epoca era un evento straordinario e poter vedere gli attori sul grande schermo, e poi applaudirli a fine proiezione, era un’emozione incredibile. E lo è tuttora, ma capita spesso che la storia e i personaggi si perdano in favore degli sterili effetti speciali.
The Artist narra la storia di un attore del cinema muto che cade in disgrazia con l’avvento del sonoro: per orgoglio e vanità, George Valentine non vuole cedere al parlato e non intende accettare l’aiuto della giovane stella del firmamento hollywoodiano, Peppy Miller, conosciuta per caso durante un’intervista. Ma The Artist è principalmente una storia d’amore potente e profonda sebbene tra i due interessati non ci sia che un casuale bacio sulla guancia.
Tutto, dai costumi agli studios di Hollywoodland - come si leggeva all’epoca sulla collina - dalle acconciature all’arredamento, rimanda agli sfavillanti anni ’20. La ricostruzione è minuziosa e accurata e le brillanti interpretazioni degli attori hanno rievocato alla perfezione la gestualità dell’epoca: niente dialoghi ma solo espressioni che facessero intendere ciò che il cinema di allora metteva per iscritto ogni venti secondi.
La luce, così ben definita da descrivere l’ascesa, la caduta e la rinascita del protagonista.
La musica, che cresce d’intensità nei momenti di acme drammatico. Senza contare che il formato della pellicola è quello originale, ovvero l’1,33:1. Tutto come all’epoca in un film che ha richiesto dunque una preparazione attenta e complessa e che, alla fine, regala 100 minuti di storia appassionante e commovente.
Suggestiva a questo proposito la sequenza dell’incubo in cui George cerca di parlare ma dalla sua bocca non esce alcun suono mentre intorno a lui, i rumori si susseguono assordanti.
George Valetine, egocentrico attore che si bea degli applausi del pubblico e in casa ha tanto di enorme ritratto con il suo fedele cagnolino. Peppy Miller, giovane entusiasta che per caso si ritrova sulle copertine di tutti i giornali mentre stampa un bacio sulla guancia del famoso attore e da semplice comparsa, diventa una star.
Destini che si incrociano a più riprese e un amore nutrito a dispetto degli anni e della testardaggine del protagonista.
E alla fine, dopo il muto e dopo l’avvento del sonoro, si arriva all’epoca del tip tap, con una splendida sequenza di ballo che evoca l’indimenticabile coppia Fred Astaire e Ginger Rogers.
Un film da vedere.

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