traduzione

domenica 22 maggio 2011

I Duellanti

Ciclo "Per non dimenticare": "Coppie in costume"

I Duellanti (1977)

Regia: Ridley Scott
Soggetto: Joseph Conrad
Sceneggiatura: Gerald Vaughan-Hughes


Keith Carradine: Armand D'Hubert
Harvey Keitel: Gabriel Feraud
Albert Finney: Joseph Fouché
Edward Fox: Colonnello
Cristina Raines: Adele de Valmassic
Robert Stephens: Generale
Treillard
Tom Conti: Dott. Joaquin
John McEnery: Cavaliere
Diana Quick: Laura
Alun Armstrong: Lacourbe
Maurice Colbourne: Tall Second
Gay Hamilton: Maid
Meg Wynn Owen: Léonie D'Hubert
Jenny Runagre: Madame de Lionne
Alan Webb: Cavaliere
Arthur Dignam: Capitano
William Morgan Sheppard: Maestro d'armi
Pete Postlethwaite: Barbiere
Liz Smith: Cartomante

Tratto dal racconto breve “The duel” di Joseph Conrad, la vicenda ha luogo durante tutto il protrarsi delle guerre napoleoniche ed i protagonisti sono due ussari, Armand d'Hubert (Keith Carradine) e Gabriel Féraud (Harvey Keitel).

Dopo uno stacco iniziale, dove si dichiara che la storia narrata è reale(ed in effetti il racconto di Conrad trae le basi da una storia vera), assistiamo ad una cruento duello. Armand delinea immediatamente tutte le sue caratteristiche: sguardo fiero, movenze feline, sicuro di sé, ruggisce e non perdona all’avversario nessun errore, incute timore, brama il sangue.

Quando la sua strada si incrocia con quella di Gabriel, per una serie di fraintendimenti e soprattutto per la tendenza attaccabrighe di Armand, i due si affrontano in un duello che non ha vincitori sul momento. Duello che si ripeterà ancora innumerevoli volte, diventando una sanguinosa ossessione.

Gabriel è una figura nettamente opposta  ad Armand: contrappone alla sua furia selvaggia mascherata da onore, un’ incrollabile esigenza di razionalità, ad esempio rappresentata  dall’inchiesta tanto agognata. Egli non può tirarsi indietro per via del sistema di valori collegati all’idea di “duello”, ed anzi gradualmente si costruirà una fama di valoroso proprio grazie a questo.

Gabriel non riesce a contenere la tenacia folle con cui Armand cerca il confronto. Da un lato, quindi, c’è la furia immotivata e la brama di morte di Armand che può soddisfarsi solo con la disfatta di uno dei due, dall’altro c’è il passivo subire di questo tornado incontrollabile di volontà e di violenza, di fronte al quale tutto, persino la guerra, sembra passare in secondo piano.

Tra le figure di contorno è interessante  quella di Adele: amante di Gabriel, perde la sua vita non in favore di un’ossessione ma alla ricerca di un amore che non troverà mai. Incontrerà Armand ed esaminerà con rigore psicologico la sua ingiustificata crudeltà. Lei è per Gabriel una figura protettrice, un porto sicuro e ha su di lui un’influenza benevola, quasi magica, come un angelo custode.

Il duello è l’elemento centrale del film, ciò che lo scandisce e che regala le inquadrature più feroci ed incalzanti. Inizialmente il duello è reso necessario come testimonianza di onore da parte di entrambi i duellanti, ma gradualmente si evolve, diventa una sorta di rituale, perché caratterizzato dal continuo ripetersi, ed esige il sacrificio del sangue ma anche di una continua tensione psicologica. È sempre imminente, imprevedibile, inesorabile. Annulla tutte le certezze: basta che gli occhi dei due si incrocino per determinare un nuovo scontro potenzialmente fatale, ed ha anche un’influenza determinante nel corso delle esistenze di entrambi: un’ossessione che consumerà le loro vite. Il duello manovra i due personaggi come due fantocci, mai pago del loro sangue.

Lo scontro anche quando non è più giustificato, continua a persistere perché è diventato in realtà l’elemento attorno cui ruota la vita dei due personaggi. Per i duellanti, sopra la carriera, il matrimonio, gli obiettivi che il resto degli uomini perseguono, c’è il Duello, e l’attanagliante angoscia della sua incompiutezza. Possiamo anche leggere nel comportamento di Armand e Gabriel una allegoria dei conflitti tra Napoleone ed i paesi con cui si è scontrato, e ciò è evidente soprattutto nel finale.

Le inquadrature che spaziano da giardini lussureggianti , scure caserme, vivaci bettole, ed eleganti case di campagna, la scelta delle musiche ed il soggetto in sé, ricordano fortemente “Barry Lyndon”, anche per l’accuratezza della ricostruzione storica, dai vestiti d’epoca alle tecniche di duello.

Il film fu a buon diritto premiato a Cannes nel 1977 come migliore opera prima di Ridley Scott, ed in effetti si fatica a credere che sia un’opera prima per la grandissima attenzione estetica, contrapposta alla carica selvaggia dei due personaggi.

È difficile attribuire un genere ben definito a quest’opera: oscilla tra il thriller psicologico, ma senza fare della tensione il suo punto di forza, ed il film storico in costume, ma affronta tematiche che seppur condizionate da idee di un determinato periodo storico (il duello), rispecchiano aspetti sempre presenti dell’animo umano.

Voto: 8/10

Pier Lorenzo Pisano
Marco Fiorillo

Nessun commento:

Posta un commento