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mercoledì 21 settembre 2011

Contagion (2011)


Matt Damon: Thomas Emhoff
Marion Cotillard: Dr. Eleonora Orantes
Gwyneth Paltrow: Beth Emhoff
Kate Winslet: Dr. Erin Mears
Jude Law: Alan Krumwiede
Bryan Cranston: Lyle Haggerty
Laurence Fishburne: Dr. Ellis Cheever
Jennifer Ehle: Dr. Ally Hextall
Sanaa Lathan: Aubrey Cheever
John Hawkes: Roger
Elliott Gould: Dr. Ian Sussman
Enrico Colantoni: Dennis French
Chin Han: Sequestratore
Regia: Steven Soderbergh
Sceneggiatura: Scott Z. Burns
Effetti Speciali: Michael Ahasay
Musiche: Cliff Martinez
Scenografie: Howard Cummings

I nervi degli spettatori vengono messi duramente alla prova ma questa volta, fortunatamente, non c’entrano demoni in presa diretta né apocalittiche fini del Mondo. Si tratta di una minaccia reale raccontata con realismo: forse è proprio per questo che la pellicola rimane “così addosso” quando si lascia la sala.
All’ aeroporto di Hong Kong Beth Emhoff (Gwyneth Paltrow) aspetta il volo che la riporterà a casa dopo un viaggio di lavoro. Ciò che le pesa non è, però, la stanchezza accumulata bensì una fastidiosa influenza che tedia il suo fisico. Di ritorno a casa, il marito Thomas (Matt Damon), scopre che farmaci e riposo non servono alla donna che muore senza una spiegazione apparente. La stessa situazione si ripresenta a Londra, poi a Chicago. Un ceppo d’influenza diventa velocemente un pericolosissimo contagio, un” virus letale” che mobilita le alte sfere governative: se ne occupa lo staff del Dr. Cheever (Laurence Fishburne), costituito dalle Dottoresse Mears (Kate Winslet) e Hextall (Jennifer Ehle), mentre Eleonora Orantes (Marion Cotillard) viene inviata direttamente ad Hong Kong. Una fuga di notizie telematica, avviata dal blogger Alan Krumwiede (Jude Law), attiva un circolo vizioso fatto di isteria, sciacallaggio, paura. Una nuova tragedia pronta a mettere alla prova ancora una volta il genere umano.
Se considerassimo “Contagion” come l’opera prima di un regista emergente, le parole di elogio si sprecherebbero. Diventa un oggetto misterioso se ci fermiamo a riflettere sull’origine del progetto. Il tutto nasce, infatti, dalla mente di Steven Soderbergh, il regista che vinse il premio Oscar per la regia di “Traffic” nel 2001 per poi mettere in piedi la serie degli “Ocean’s”. Che cerchi di gettare fumo negli occhi di critica e pubblico per poi stupire con effetti speciali non ci è dato sapere, ma di sicuro non può essere messa in dubbio la qualità del suo ultimo lungometraggio.
Soderbergh mutua dalla tradizione cinematografica il tema della catastrofe per darne una nuova e interessantissima lettura, evitando effetti speciali altisonanti e gratuita spettacolarità, in favore di una linea sottile e pulita. Il virus diviene lo sfondo di una narrazione molto più complessa, in cui vengono sondati con maniacale attenzione i molteplici modi di contagio, risultato di un contatto che nell’era del social network è diventato sempre più difficile. Consumatasi la diffusione della malattia, sotto i riflettori ci finiscono le reazioni della gente, ricostruite in un mosaico i cui tasselli sono pezzi di vita, incastrati tra loro con estrema bravura dal regista. Il tutto attraversato da un senso di angoscia palpabile ma mai esagerato perché ricostruito con perizia scientifica, come dimostrato dalla collaborazione tra lo staff di “Contagion” ed il Centro per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie. Un’angoscia che si attacca alla pelle ed impone una riflessione, come dimostrano le parole dell’attrice Marion Cotilalrd: “Quando l’ho visto non ho potuto stringere mani quando sono uscita dalla proiezione. Ci pensavo e mi dicevo “Oh mio Dio dovrò lavarmi le mani”, così questa è diventata una sorta di fobia”.
Il talento del regista si sposa perfettamente con un cast d’eccezione. Matt Damon, Gwyneth Paltrow, Kate Winslet, Laurence Fishburne, Jude Law, Marion Cotillard si ritrovano tutti sullo stesso set: tante stelle davanti la stessa cinepresa non capitano tutti i giorni. Qualità e passione si ritrovano anche dietro le telecamere: Soderbergh si accompagna all’ottimo sceneggiatore Scott Burns e all’ex batterista, ora compositore, Cliff Martinez, che pure aveva già lavorato con lo svedese durante la realizzazione di “Traffic” e “Solaris”.
Un film che fa della credibilità e della linea narrativa la propria forza. Il messaggio di cui si vuole fare portavoce: la fortuna che abbiamo nel ritenerci sani e fuori imminenti pericoli. Almeno per il momento.
VOTO 7/10
Marco Fiorillo
Pier Lorenzo Pisano

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