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venerdì 11 novembre 2011

Bad Boy Bubby (1993)


Ciclo "Per non dimenticare": Storie di Vita

Regia Rolf de Heer

Nicholas Hope: Bubby
Claire Benito: Madre di Bubby
Ralph Cotterill: Pop
Carmel Johnson: Angel
Syd Brisbane: Yobbo
Norman Kaye: The Scientist
Paul Philpot: Paul, il cantante
Peter Monaghan: Steve
Natalie Carr: Cherie the Salvo
Rachael Huddy: Rachael
Bridget Walters: Madre di Angel
Audine Leith: Fondled Salvo

Un incipit degno di una piecè teatrale grottesca. Un unico ambiente: una casa, che dell’immaginario legato alle case non ha niente, sembra piuttosto una prigione. Grigia, scura, trasandata, sporca. Al suo interno vivono in una sorta di simbiosi una anziana donna dal seno generoso e suo figlio, trattato come un animale, dotato a stento della parola, che preferisce comunicare attraverso l’imitazione perfetta delle voci e degli stimoli esterni che gli giungono.
In un contesto già così malato, aggiungiamo che la madre abusa sessualmente dell’inconsapevole figlio ogni sera, e che lo tiene segregato in “casa”, dicendogli che fuori l’aria è velenosa e sostiene questa bugia portando con sé una maschera a gas quando si reca all’esterno. Dal canto suo Bubby, (un Nicholas Hope eccezionale che si è aggiudicato un AFI Award nel 1994), ha timore anche di avvicinarsi soltanto alla porta, timore generatogli dalla madre nel corso degli anni: basta accennare all’esterno per scatenare in lui violenti attacchi respiratori.
La situazione sembra destinata a durare in eterno tuttavia il destabilizzante andamento degli eventi costringerà Bubby ad affrontare il mondo esterno completamente solo.
Guarda ogni cosa col candore di un bambino, ed in realtà lo è. Vive situazioni incredibili che miracolosamente si volgono spesso a suo favore. Analizzato per tutta la durata della pellicola, Bubby vivrà il suo complesso edipico in tutta la sua completezza: ha già avuto la madre, e vorrà ed otterrà solo ragazze identiche a lei. Il suo atteggiamento camaleontico nei confronti della vita è la cifra del suo personaggio. Totalmente privo di idee proprie, assorbe quanto c’è da assorbire e lo usa al momento giusto: quasi un paradossale e neutro spettro verso il quale tutti lanciano degli stimoli, e lui, fluido come acqua, si adegua immediatamente cambiando il suo corpo, la sua voce, il suo mondo di pensare, se ne ha uno.
Il film è un piacere da guardare, perchè si succedono tantissime situazioni diverse, imprevedibili data l’imprevedibilità del personaggio principale, e ogni istante qualcosa può capovolgere gli eventi. Il ritmo a volte si perde un pò per strada ma la vicenda si lascia seguire ed appassiona lo spettatore. Ricco di dialoghi intelligenti che spesso toccano tematiche religiose ed il rapporto contrastato con Dio, ottime atmosfere, interpretazioni molto convincenti: a questi punti di forza della pellicola si vanno ad aggiungere certe sperimentazioni che danno i loro frutti.
L’uso di 31 direttori della fotografia a seconda dell’ambientazione, che invece di frammentare l’insieme lo rende efficacemente più vario, come se fossero una serie di piccole storie legate dal filo conduttore del folle e fortunato protagonista.
Inoltre l’attore principale indossa in ogni scena dei microfoni binaurali nelle orecchie così che aggiungendo successivamente il suono alla pellicola, lo spettatore senta quello che sente lui, nel modo in cui lo sente lui. Questo favorisce l’immersione nella pellicola ed è evidente soprattutto nella scena iniziale, dove si sente sempre un sommesso fruscio di fondo.
VOTO: 7/10
Pier Lorenzo Pisano
Marco Fiorillo

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