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venerdì 4 novembre 2011

The Tomorrow Series (2011)


The tomorrow series - Il domani che verrà
Titolo originale: Tomorrow, When the War
USA, Australia: 2011. Regia di: Stuart Beattie Genere: Azione Durata: 105'
Interpreti: Rachel Hurd-Wood, Phoebe Tonkin, Caitlin Stasey, Lincoln Lewis, Matthew Dale, Masa Yamaguchi, Deniz Akdeniz, Chris Pang, Ashleigh Cummings, Andy Minh Trieu, Andrew Ryan, Andrew Liam Pringle, Julia Yon
Sito web ufficiale: www.twtwb.com
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 04/11/2011
Voto: 6
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Peculiare
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Quando il cinema attinge dalla letteratura seriale,passa al vaglio di un discernimento spesso impietoso e sovente affetto da un qualunquismo valutativo tanto inutile quanto insolente.
"Il Signore degli anelli" e la saga di "Harry Potter" su cellloide sono segni di espressioni distinte dalle rispettive fonti d'ispirazione,informazioni artistiche con anima e respiro gelosamente custodite da una identità propria.
La valutazione comparativa fra due opere con medesimo soggetto ma differente comunicazione,ridurrebbe lo stato dell'arte ad una monocromia espressiva svilita nella futilità di un irritante paragone.
"Tomorrow,When the War Began",dello scrittore australiano John Mardsen, è il romanzo cultuale,pressochè ignorato in Europa fatto salvo per il Regno Unito,che i giovani adulti australiani hanno eretto a status sociale fin dai primi anni '90,l'episodio letterario parallelo a quello della Rowling,ma di differente sostanza,portato sui banchi delle scuole del Paese,incluso nel Consiglio dei Libri per l'Infanzia Australiano e considerato uno dei migliori libri di fantascienza dall'Associazione Americana delle Biblioteche.
Il primo libro ha generato sei sequel,un'immensità di speculazioni di carattere politico e un adattamento per il grande schermo,scritto e diretto dall'australiano Stuart Beattie,dotato autore di sceneggiature della stregua di "Collateral","Australia","30 giorni di buio" "G.I. Joe" e collaboratore nella stesura degli script della serie dei "Pirati dei Caraibi".
Uno sguardo oltre la vuota analisi nei territori di pertinenza emotiva su prodotti per lo schermo o pagine stampate e su come questi mezzi possano veicolare emozioni o valutazioni confrontabili fra loro,conduce a serie considerazioni su un cinema di largo consumo,nato su ispirazioni a serialità su stampa di enorme accesso e caratterizzato dai tratti di una spettacolarità di inaspettato pregio e spessore (..."E' bello,il libro?" "Meglio del film" "Di solito,i libri lo sono"...)
Il merito di Beattie è stato quello di aver saputo raccogliere il senso dell'avventura che permea il romanzo e di averlo valorizzato nell'esplorazione della natura di sentimenti forti quali paura e coraggio,in un racconto fantastico pervaso di profondità ed equilibrio,dove avventura e fantascienza lambiscono territori inquieti venati di innocente violenza,senza offrire il fianco ad allegorie politiche di natura promiscua.
Con la sua regia,Beattie ha innervato "Tomorrow" del carisma istintivo e carnale di Hollywood,restando fedele al fil rouge dell'opera originale,l'indagine caratteriale dei protagonisti illuminati nelle loro personalità percorse dai fremiti della sorpresa ma incollati nell'amicizia e nella collaborazione e privilegiando lo sguardo interiore del cinema prudente alla retorica e all'attività spettacolare.
Come nel romanzo,la storia è narrata dalla voce della protagonista Ellie (Caitin Stasey) che,con una manciata di compagni di scuola della cittadina di Wirrawee,decide di festeggiare la fine dell'estate passando un weekend tutti insieme in una lontana località chiamata Hell. I giochi,gli scherzi,le usuali discussioni e i bisticci davanti al falò notturno,scandiscono la spensieratezza del gruppo di amici,ma pochi di loro si accorgono del continuo passaggio di aerei militari sopra di loro.
Al loro ritorno a Wirrawee,lo spettacolo è sconvolgente. I ragazzi trovano i loro cani morti,i genitori sono spariti e la cittadina è immersa nel silenzio caotico della paura.
Militari di una potenza straniera sono dovunque,in evidente stato di guerra,deportando cittadini verso i campi di concentramento ed occupando ogni proprietà. Al devastante effetto di di sorpresa e terrore che invade i ragazzi ("... No! Non può capitare questo! Non in questo Paese!..."),fa subito seguito la decisione di imbracciare le armi ,indurire il volto e reagire con fermezza alla violenza dell'invasore. E' un nemico che non ha volto,nè nulla viene raccontato di lui.
La minaccia asiatica è solo nell'eco di un pericolo più sordo ed invisibile ai sensi e alla codifica etnica. Le uniformi non portano colori,la movenze dei soldati sono disumanizzate e percepite solo come movimenti meccanici,i visi dei militari sono avvolti nei veli di un'ombra insistente e l'intuizione viene condotta altrove,lontana dai connotati politici e più confinante alle reazioni dei protagonisti coinvolti nel dramma ("...Che differenza fa una bandiera?").
Più che alla conformazione politica di deduzioni nazionalistiche,il regista è attento ad estrarre dalle righe del romanzo l'intenzione dell'autore per tradurlo e svilupparlo nel linguaggio del cinema intelligente,imbastendo il racconto su diversi livelli di dinamiche ed effetti. L'invasione appare allora solo come palcoscenico ospitante il nucleo della storia e il film non è più solo scenario,avventizio riferimento pretestuale,ma diventa il racconto di persone,del loro divenire e del loro viaggio all'interno di sè stessi e di una condizione interrelazionale che si fa legame forte e struttura portante della narrazione.
E' qui che il film fugge alla precaria ordinarietà del cinema dell'adolescenza e cresce in consistenza visiva e psicologica.
Non vengono negate sequenze di esplosioni battaglie e sparatorie,ma il ritmo non si limita all'immagine ma scandisce il tempo della ricerca interiore e della solidità affettiva. L'impianto narrativo,i dialoghi,la fotografia,il montaggio,lo score,tutto concorre a tessere un'esperienza visiva d'effetto,salda,fluida e cucita in un racconto facile preda della banalità,ma,al contrario schiva di ogni senso del superfluo e dello scontato.
Prudente raffinatezza ed occhio attento all'esposizione recano l'omaggio ad una impostazione registica che si rifà al respiro accorto di Spielberg,in scene che riportano agli "Incontri ravvicinati","E.T." o,trasversalmente,al "Super 8" di J.J. Abrams (cfr. l'arrivo dei ragazzi a Wirrawee di notte,il loro appostamento e l'osservazione dall'alto del campo di raccolta,pervaso da fasci di luce e bagliori che squarciano l'oscurità,tagliati dai comandi di voci microfonate disperse nel buio violentato dai lampi). "Tomorrow,When the War Began" è l'ellissi di un cinema giovane e intelligente,felice mezzo per veicolare la semplicità dello spettacolo per ogni età,affrancato dalle noie dell'ovvietà e termine non scontato in una deprimente panoramica di povertà ideologica ma immagine sincera della freschezza dove avventura e fantascienza si sposano per regalare sogni a colori.

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