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mercoledì 18 gennaio 2012

Non avere paura del buio (2012)

Katie Holmes: Kim
Guy Pearce: Alex
Bailee Madison: Sally
Allen Dale: Charles Jacoby
Jack Thompson: Harris

Regia: Troy Nixey
Soggetto: Nigel McKeand
Sceneggiatura: Guillermo del Toro, Matthew Robbins
Produzione: Guillermo del Toro, Mark Johnson
Fotografia: Oliver Stapleton
Musiche: Marco Beltrami, Buck Sanders
Scenografie: Roger Ford

Nella sua sontuosa dimora, il pittore Emerson Blackwood mette disperatamente insieme la macabra ricompensa per il riscatto del figlio di otto anni, rapito da strane creature che abitano la villa: l’artista uccide una domestica e ne asporta i denti. Molti anni dopo, la piccola Sally (Bailee Madison) lascia la madre a Los Angeles per raggiungere il padre Alex (Guy Pearce) nel Rhode Island. Alex si è da poco trasferito proprio nella tenuta Blackwood insieme alla nuova campagna Kim (Katie Holmes), con cui l’ha restaurata e preparata  alla vendita. L’arrivo di Sally risveglia, però, le creature abitanti della dimora.

La pellicola rispolvera l’omonimo film per la televisione diretto nel 1973 da John Newland, di cui riadatta gli schemi tecnici alla migliore sistemazione sul Grande Schermo e rimaneggia la storia a favore dei tempi che cambiano. Il risultato è un horror dalle venature popolar-religiose perfettamente mischiato ad una vicenda familiare. Sally/Madison si trova a fare i conti, prima che con una villa stregata, con due genitori lontani geograficamente e emotivamente: come un pacco da consegnare viene catapultata nel nuovo mondo del padre e della sua compagna Kim/Holmes, con cui stabilisce, almeno nelle prime battute,  un rapporto conflittuale, come testimoniato da alcune scelte registiche (vedi le sequenze in aeroporto e le battute riguardanti la spilla di Kim). Corre sugli stessi binari la vicenda orrorifica, che trova buona realizzazione nell’intreccio di leggenda, cultura popolare e sindromi psicologiche: tematiche “modaiole”, affrontate, però, con originalità, come dimostra l’inaspettato finale.
La sapiente conduzione registica, la voglia di indagare il mondo dell’infanzia nelle sue svariate sfaccettature ed il particolare richiamo alle opere di Arthur Machen, farebbero giustamente pensare alla firma di Guillermo del Toro a fine pellicola. Stupisce, e non poco, che il maestro messicano si sia interessato solo della sceneggiatura, insieme al collega Matthew Robbins, e della produzione, affiancando Mark Johnson. Un ambivalenza stilistico- tematica, questa, giustificata dalla scelta del direttore dei lavori: Troy Nixey, comic book artist posto da qualche tempo sotto l’alta protettiva di del Toro, che gli affida un progetto in cui ha, volente o nolente, infuso parte della proprio cultura cinematografica e del proprio animo. Ad un’analisi più accurata, ciò che allontana Nixey dal suo mentore è la maggiore attenzione dimostrata per la resa sensoriale, esulando da quella interiorizzazione del male che tanto impreziosisce le opere di del Toro.

Dietro le telecamere, il talento della coppia protagonista, Nixey- del Toro appunto, si affianca la più che mai adatta direzione fotografica del britannico Oliver Stapleton e il commento musicale di Marco Beltrami, l’allievo di Jerry Goldsmith singolo rappresentante italiano nell’Olimpo hollywoodiano.
Davanti le telecamere, una giovane conferma assai gradita e due ritorni altrettanti piacevoli. Ai beniamini Katie Holmes e Guy Perce si aggiunge, infatti, la piccola Bailee Madison: apparsa per la prima in “Un Ponte per Terabithia”, Bailee diede sfoggio di tutto il suo talento in “Brothers”, con un’interpretazione forte ed emozionante. L’età ed i già numerosi premi vinti fanno sperare in una carriera più che rosea.

VOTO 7/10
Marco Fiorillo
Pier Lorenzo Pisano 

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