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martedì 22 marzo 2011

Dylan Dog



Dylan Dog (2011)
Brandon Routh: Dylan Dog.
Sam Huntington: Marcus.
Anita Briem: Elizabeth Ryan.
Peter Stormare. Gabriel.
Taye Diggs: Vargas.
Kurt Angle: Wolfgang.
Brian Steele: Mangiauomini.
Regia: Kevin Monroe.
Soggetto: Tiziano Sclavi.
Fotografia: Geoffrey Hall.
Musiche: Klaus Badelt.

La fortuna delle trasposizioni cinematografiche di famose opere fumettistiche sembra terminare con Dylan Dog. Horror d’azione dai toni leggeri, non sembra riuscire né come riproposizione fedele né come opera “originale”, con una trama scialba e spesso prevedibile e un cast che non sembra all’altezza delle fatiche dell’italiano Tiziano Sclavi.
Al numero 7 di Craven Road non più a Londra ma nella più evocativa e oramai inflazionata New Orleans, Dylan Dog (Brandon Routh) vive lontano dal torbido passato da “indagatore dell’incubo” dopo le vicende che hanno portato alla morte della sua fidanzata Cassandra, dal quale sembra non essersi del tutto ripreso. Viene nuovamente catapultato nel mondo dell’onirico, quando Elizabeth Ryan (Anita Briem), porta alla sua attenzione le strane vicissitudini che hanno comportato il decesso del suo misterioso padre. Dylan apre così una nuova indagine quando anche il suo fedele compagno, Marcus (Sam Huntington), diviene vittima del carnefice del capofamiglia Ryan; quest’ultimo tornerà, tuttavia, alla vita come morto vivente, per accompagnare il detective verso la risoluzione del “caso”. I tragici delitti sono motivati dalla ricerca di un antico manufatto che riporterà alla vita il demone Belaial, piaga al servizio del padrone che gli ridarà la vita. Comincerà per Dylan la caccia all’artefatto e poi al detentore dello stesso per evitare lo scatenarsi di una guerra tra vampiri e licantropi e giganteschi zombie mangia uomini.
Il film è tratto dal fortunatissimo fumetto tutto italiano di Tiziano Sclavi incentrato sulle storie di Dylan Dog. Nato nel 1686 dall’alchimista Dylan senior e da Morgana, viene catapultato nel XX secolo dal gatto stregone Cagliostro mentre l’anima del padre, divenuto immortale dopo anni di ricerche viene divisa in una parte buona e una cattiva e la madre è imprigionata, anch’essa immortale, in una tomba di vetro. Giunge in questo modo a Londra dove diviene investigatore di Scotland Yard prima di indossare i panni di “indagatore dell’incubo” con cui è noto ai più.
Nonostante la pellicola non si ispiri direttamente ad una delle vicende cartacee di Sclavi, presenta delle divergenze basilari rispetto alla caratterizzazione fondamentale del fumetto così come del protagonista.
Nel film l’aiutante di Dylan non è Groucho ma Marcus: la società detentrice dei diritti di Groucho Marx ( cui Sclavi si è ispirato nell’ideazione del personaggio) ha imposto costi troppo elevati.
Analogo problema vale per le tinte scelte per il famoso maggiolone Wolkswagen: si è dovuto optare per una versione nera con capotte bianca, poiché, dopo la produzione di Herbie, gli unici Maggiolini Bianchi che possono comparire sullo schermo sono di proprietà della Walt Disney Company.
La divergenza maggiore si palesa, però, nella scelta dell’ambientazione: non ci troviamo a Londra (l’originale location scelta per il fumetto) bensì a New Orleans, divenuta in un recentissimo passato la “Mecca” del film horror, come ad alimentare quelle credenze popolari che attribuiscono alla città una fama inquietante.
Fa piacere ricordare che la ricorrente espressione “Giuda ballerino”, posta sulle labbra anche del Dylan Dog tratteggiato a china, viene mantenuta nel doppiaggio italiano e non in quello originale (dove è sostituita da “Jackpot”), quasi a vessillo di spirito patriottico.
Purtroppo ciò che manca al film è l’ “Acchiapamostri”. Brandon Routh, lontano nella caratterizzazione grafica del personaggio da sempre associato alla figura dell’attore Rupert Everett come voleva lo stesso autore ( a tal proposito è da segnalare il film “Dellamorte Dellamore” del 1994, in cui proprio Everett interpreta un personaggio dissimile da Dylan solo per il nome in una storia proprio di Tiziano Sclavi), lo è anche in quella psicologica: il Dylan di cui hanno memoria i lettori del fumetto era una figura complicata, introspettiva, che prendeva l’”horror” per farne molto di più. Nella pellicola la piatta recitazione di un Routh, anche troppo palestrato per entrare nella parte, non rende giustizia ad una leggenda dell’editoria mondiale.
Non giunge, inoltre, in aiuto la scelta del cast come dello staff tutto. Brandon Routh salta da una serie ad una sfilata, l’unica pellicola che lo ha visto realmente impegnato è “Superman Returns”, in cui interpreta i panni dell’eroe kriptoniano dai quali sembra non essere ancora uscito. Anche Anita Briems ( “Viaggio al centro della Terra”) non si è ancora distinta e, con essa, Sam Huntington che pure ha lavorato all’ultimo riproposizione delle storie di Superman, sviluppando un buon feeling con lo stesso Routh. L’ex wrestler Kurt Angle e Brian Steele, interprete della maggior parte delle creature e dei mostri che hanno calcato le scene ultimamente, completano un cast che lascia a desiderare. Nota positiva, la partecipazione di Peter Stormare, attore ma soprattutto teatrante di successo internazionale, sempre azzeccato nel ruolo del cattivo, a cui forse si sta un po’ troppo abituando dopo la fortunata integrazione al cast dell’acclamatissimo “Prison Break”.
Poco azzeccata è anche la scelta del regista, Kevin Monroe, che prima di affrontare la prova horror, ha firmato solo il film d’animazione TMNT: decisamente poca esperienza al servizio di un nome, Dylan Dog appunto, che francamente meriterebbe di meglio.
Anche tentando di dissociare il girato al fumetto, il risultato è un film banale e opaco, in cui i colpi di scena sono ridotti al minimo e la narrazione è lenta in alcuni punti. Evidenti sono i riferimenti a serie di successo come “Buffy” e a film come Constantine e Underworld. L’esile trama non risulta arricchita da sequenze d’azione di rilievo; mancante è la caratterizzazione delle “creature”, dalle forme trite e ritrite.
Un blockbuster che può accontentare i palati meno abituati e, forse, nemmeno quelli.
4/10
Marco Fiorillo
Pier Lorenzo Pisano

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