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giovedì 28 aprile 2011

Habemus Papam (2011)


Michel Piccoli: Cardinale Melville
Nanni Moretti: psicanalista Brezzi
Margherita Buy: psicanalista
Jerzy Stuhr: portavoce
Renato Scarpa: Cardinale Gregori
Franco Graziosi: Cardinale Bollati
Camillo Milli: Cardinale Pescardona
Renato Nobile: Cardinale Cevasco
Regia: Nanni Moretti
Soggetto: Nanni Moretti, Francesco Piccolo, Federico Pontremoli
Fotografia: Alessandro Pesci
Montaggio: Esmeralda Calabria
Musiche: Franco Piersanti
Scenografie: Paolo Bizzarri

“Habemus Papam” è l’ultimo e controverso film di Nanni Moretti, presente anche a Cannes, che indaga gli effetti che questa frase può avere dal singolare punto di vista di colui che è stato scelto per questo gravoso compito.

Dopo la morte dell’amato pontefice, il nuovo Papa appena eletto (Michel Piccoli) sente di non avere la forza per adempiere il compito di guida della cristianità ed entra in una profonda crisi.
I dubbi si accavallano, ma non riguardano mai la fede, piuttosto la sua stessa persona, i suoi ricordi, i sogni infranti, un miscuglio confuso ed inspiegato che insieme alla tensione gli creano un improvviso, insuperabile, senso di inadeguatezza.

Nanni Moretti è presente nelle vesti dello psicanalista Brezzi, convocato come ultima risorsa per aiutare il Santo Padre ad accettare il suo ruolo. Un personaggio odioso e gratuitamente caustico nei confronti dei cardinali, un tristo sbeffeggiatore frustrato dall’abbandono della moglie ed unico spettatore laico degli eventi.

Tuttavia anche i suoi tentativi saranno vani, ed ogni discorso fatto al Santo Padre sembra scivolargli addosso, avvolto com’è da una cortina impenetrabile di confusione; anzi i vari discorsi a lui rivolti pongono sempre l’accento sulle aspettative di miliardi di persone e sul peso delle responsabilità, allontanandolo e spaventandolo ancora di più.

I vari personaggi non sono mai analizzati attentamente, la vera causa della crisi del pontefice non è chiarita se non marginalmente, il personaggio della ex moglie di Brezzi (Margherita Buy) non ha nemmeno un nome ed ha una caratterizzazione vaga (un pesante strascico del rapporto con l’ex marito, la vergogna del nuovo partner di fronte ai figli). I vari cardinali si distinguono più che altro per le fattezze fisiche, con alcune eccezioni come il cardinal Gregori (Renato Scarpa) ed il cardinale Brummer, una evidente caricatura di papa Ratzinger, ridicolo fin dalla prima inquadratura in cui appare inciampando.

Il film alterna scene corrosive ed umoristiche sui cardinali, mettendoli anche in ridicolo, al mondo alienato ed annebbiato del nuovo Papa che non riesce più a trovare se stesso, perso tra suggestioni teatrali, ricordi di monologhi, in una Roma aliena e sconosciuta ma accogliente. Molto interessante la scena dove si uniscono queste due tendenze: i cardinali battono le mani al tempo di “Todo Cambia” di Mercedes Sosa, e la musica diegetica si confonde con la musica extradiegetica che accompagna il papa, che vaga per le strade come un candido(nell’animo) fantasma, fino ad incontrare un’artista di strada che esegue la stessa canzone. In alcune scene Moretti gioca a fare Fellini, quando il teatro si riempie di cardinali come un’invasione porporata, mentre un folle istrione continua a declamare sul palco: una rottura della quarta parete da parte del pubblico. Sono scene interessanti ma non compiute fino in fondo.

Il finale, molto potente ed evocativo, sottolineato da un requiem incalzante, rappresenta l’inequivocabile morte della Chiesa, l’irrecuperabile perdita di credibilità e di valore dell’istituzione e la fine di un valore stesso. Molto d’effetto, apocalittico almeno quanto il finale de “Il Caimano”, molto famoso in questi giorni.

Avrebbe potuto essere un capolavoro, ma troppe idee rimangono incompiute, inspiegate, abbozzate, e a tratti il film risulta fastidioso, risente forse del peso dell’ego del regista. Moretti “bestemmia” come un ragazzino, per il gusto di farlo, con un film dal sostrato culturale potenzialmente denso ma poco esplorato e tracciato superficialmente, ma che comunque si staglia rispetto alle altre produzioni italiane. Un film sulla confusione, forse giustamente confuso.

VOTO 6/10

Pier Lorenzo Pisano

Marco Fiorillo

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