traduzione

venerdì 1 aprile 2011

Le Iene

Ciclo "Per non dimenticare" Compleanni di celluloide: Quentin Tarantino


                                                                   




  Le Iene(1992)

 Harvey Keitel: Mr. White
Tim Roth: Mr. Orange
Steve Buscemi: Mr. Pink
Michael Madsen: Mr. Blonde
Chris Penn: Eddie "il bello" Cabot
Lawrence Tierney: Joe Cabot
Quentin Tarantino: Mr. Brown
Edward Bunker: Mr. Blue

Kirk Baltz: Marvin Nash




Primo lungometraggio di Tarantino, “Reservoir Dogs” fu presentato per la prima volta al Sundance Film Festival e poi in Giappone allo Yubari International Fantastic Film Festival, segnando il luminoso inizio della carriera del cinefilo regista.
Bisogna ricordare che il progetto, in partenza interamente indipendente, fu poi sostenuto da Harvey Keitel che divenne anche co-produttore; il grande successo della pellicola(anche a posteriori, dopo il successo di “Pulp Fiction”) lanciò Steve Buscemi ed indirettamente Samuel L. Jackson, che Tarantino conobbe durante il casting per la parte di Mr. Orange e volle per “Pulp Fiction”.

Il film presenta in se già molte tematiche che ritorneranno sempre in Tarantino: la violenza (qui ancora realistica e non ridicola), la formidabile sceneggiatura dai dialoghi ironici e sferzanti, un esasperato citazionismo e in particolare un grosso debito col cinema orientale(dal quale attinge pesantemente, basti pensare a “City on Fire”).

La vicenda tratta essenzialmente di una rapina andata male, per colpa di un infiltrato: ma l’attenzione è posta sui dialoghi e le differenti psicologie dei personaggi; la scena della rapina non verrà mai rappresentata sullo schermo, mentre attraverso vari flashback conosceremo gradualmente i retroscena, la preparazione del colpo, e dettagli sui rapinatori.
La sequenza iniziale sintetizza alla perfezione l’essenza stessa del film: un gruppo di persone in un caffè, discutono di musica e di altri argomenti generici. Questa scena è completamente slegata dal resto del film ed ha due funzioni: ci mostra i personaggi rilassati, a loro agio, scherzosi, e crea nello spettatore empatia per loro (che sarebbe stato difficile creare mostrandoli come assassini spietati); in secondo luogo lancia alcuni indizi su ognuno attraverso i loro discorsi: i personaggi sono i loro dialoghi.
Mr. White(Harvey Keitel) è “anziano” rispetto agli altri e accomodante, ma sa farsi rispettare. Mr. Pink(Steve Buscemi) col suo discorso sulle mance appare anticonformista, cinico, materialista e calcolatore. Mr. Blonde(Michael Madsen) è taciturno, e la battuta più significativa che dice è:“vuoi che spari a questo stronzo?”, che pur se detta in un contesto scherzoso esprime la sua violenza.  Eddie "il bello" Cabot(Chris Penn) sembra amichevole, ma si distingue dagli altri: è lui che raccoglie le mance, si trova evidentemente in una situazione di superiorità, ed infatti è il figlio del boss. Joe Cabot(Lawrence Tierney) è il capo indiscusso, piu anziano di Mr. White,  paga per gli altri e ignora le resistenze di Mr. Pink nel lasciare una mancia. Mr. Orange(Tim Roth) parla solo quando Joe gli chiederà chi non ha messo la mancia: fa la spia, ed infatti sarà lui a tradire.

È importante sottolineare come nulla faccia presagire che questi uomini siano dei criminali. Assistiamo solo ad una scena tranquilla in un bar.

Subito dopo questa lunga sequenza, il ritmo del film cambia drasticamente e davanti a noi, sui sedili posteriori di una macchina, c’è un uomo urlante in un lago di sangue, un irriconoscibile Mr. Orange(se confrontato alla persona vista nel bar) con Mr. White alla guida. Lo spettatore è catapultato nell’azione, senza nessuna idea su cosa stia succedendo, (sebbene inizialmente la sceneggiatura di Tarantino dopo la scena del bar prevedesse una didascalia “uno di questi uomini è un poliziotto. E prima della fine, saranno tutti morti tranne uno”).
A parte alcuni interni e pochissimi esterni, tutto il film si svolge nell’hangar, punto di ritrovo a rapina ultimata; come in un dramma teatrale tutta l’azione e la tensione passa attraverso il parlato, mentre la violenza oltre che verbale è anche fisica: celebre la scena della tortura del poliziotto da parte di Mr. Blonde a ritmo di "Stuck in the Middle With You".

Una grande prima prova, cinica e violenta. Il piccolo hangar che ospita i rapinatori è un microcosmo, presentato come metafora del mondo fuori controllo in cui viviamo, dove la follia può presentarsi in ogni momento, nessuno è davvero in grado di conoscere gli altri, non ci si può fidare di nessuno ed anzi la fiducia paga pegno. Non c’è nulla di pianificabile, l’imprevisto è all’ordine del giorno e tutti attendono impotenti il proprio destino.

VOTO 7/10



Pier Lorenzo Pisano

Marco Fiorillo


                                                                                                                                                 
                                                    

Nessun commento:

Posta un commento