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venerdì 24 giugno 2011

L’ultimo dei templari (2011)


Nicolas Cage: Behman
Ron Perlman: Felson
Stephen Graham: Hagamar
Ulrich Thomsen: Eckhardt
Robert Sheehan: Kay
Stephen Campbell Moore: Debelzaq
Claire Foy: Anna
Christopher Lee: Cardinale d’Ambroise
Matt Devere: Sergente
Regia: Dominic Sena
Sceneggiatura: Bragi F. Schut
Fotografia: Amir M. Mokri
Montaggio: Dan Zimmerman
Musiche: Atli Orvarsson
Scenografie: Naomi Shohan

Diverso dall’originale “Season of the Witch”, il titolo orginale recupera precedenti fatiche di Nicolas Cage, ma se ne distacca per dare vita ad un’avventura fantasy tutta nuova, che prosegue, però, un ulteriore filone: quello delle cattive scelte dell’attore.
In una Edremit del tempo delle Crociate, due cavalieri templari, Behman (Nicolas Cage) e il fidato compagno Felson (Ron Perlman), spargono sangue impugnando nella destra la spada e nella sinistra il crocifisso cristiano. Quando le loro battaglie portano la morte tra donne e bambini, Behman, più di Felson, sente il bisogno di allontanarsi da quella devastazione, rinnegando, se non la fede, la fedeltà alla Chiesa. Braccati come disertori, per evitare ulteriori ripercussioni i due sono costretti dal morente Cardinale d’Ambroise (Christophr Lee) ad accompagnare la giovane Anna (Claire Foy) presso il monastero di Severac, dov’è conservata l’ultima copia della Chiave di Salomone, volume attribuito al sovrano avente le capacità di annientare le manifestazioni del maligno. La donna è stata accusata di stregoneria e indicata come la responsabile dell’epidemia di peste che ormai miete vittime da tre stagioni. I due cavalieri si uniscono a Hagamar (Stephen Graham), Eckhardt (Ulrich Thomsen) e a Kay (Robert Sheehan) nel periglioso viaggio, durante il quale Behman sarà chiamato a valutare la vera natura del male che sta affrontando.
Si rincontrano le strade del regista Dominic Sena e dell’attore Nicolas Cage, in una produzione che, esulando da conclusioni umoristiche circa le ultime vicende dell’attore, lascia a desiderare, e non poco. Sena ha intrapreso la sua avventura nel mondo della celluloide con “Kalifornia”. La pellicola non venne accolta positivamente dal pubblico e Sena fu costretto ad aspettare sette anni prima di rivedere una propria opera realizzata. Quell’opera fu “Fuori in 60 secondi”, che vide come protagonista proprio il templare Nicolas Cage. L’attore, da par sua, sembra aver imboccato il viale della “discesa” nel 2007, in cui lo vedemmo cavalcare l’infernale moto del Ghost Ryder.
“L’ultimo dei Templari” porta sulla scena una critica dal sapore religioso che sa di stantio, immessa in una cornice grafica che richiama troppo fedelmente le più fortunate “Crociate” di Ridley Scott. Il già flebile intreccio narrativo, dal finale fin troppo scontato, viene peggiorato da alcune trovate che fanno veramente discutere: il pentimento repentino e, per questo, ridicolo di Behman/Cage da sanguinario cavaliere a pacifico viandante è paragonabile solo alla scena in cui lo vediamo fermare delle frecce con la spada; per non parlare dell’utilizzo di maschere rese celebri da un film, che anche pensare di paragonare a “L’ultimo dei Templari” corrisponde ad un’eresia: stiamo parlare di “Eyes Wide Shut” del maestro Stanley Kubrick.
Al di là della giovane Claire Foy, che caratterizza in maniera sufficiente un personaggio facilmente banalizzabile, sono poche le parole d’elogio per il resto del cast. Il nerboruto Ron “Hellboy” Perlman, ha smarrito la brillantezza ed il talento de “Il nome della rosa”, come il fedele compagno di scena, Cage appunto, che al film presta solo il suo nome. Il tutto, discutibilmente patrocinato dalla presenza dell’infinito Christopher Lee, alla sua 280esima presenza sul set.
Nonostante le generali considerazioni negative, il film ha avuto una buona accoglienza da parte del pubblico, conquistando il primato al botteghino, nel primo weekend, e 87 milioni di dollari complessivi. La forza mediatica del progetto si rispecchia anche nella campagna promozionale italiana: per le strade della capitale, il 14 Giugno, ha circolato, tra gli sguardi incuriositi dei passanti, un lugubre carro contenente una spaurita donna e scortato da due cavalieri templari.
Tempo sprecato e senso di vuoto: sono queste, purtroppo, le sensazioni che accompagnano la visione della pellicola. La speranza di rivedere il vero Nick Coppola non è ancora morta.
VOTO 4/10
Marco Fiorillo
Pier Lorenzo Pisano

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