traduzione

giovedì 7 luglio 2011

Ritorno al Futuro (1985)




Ciclo "Per non dimenticare" Compleanni di celluloide: Michael J. Fox


Ritorno al Futuro (1985)


Michael J. Fox: Marty Mc Fly

Christopher Lloyd: Emmet L. “Doc” Brown

Lea Thompson: Lorraine Banes Mc Fly

Crispin Glover: George Mc Fly

Thomas F. Wilson: Biff Tannen

Claudia Wells: Jennifer Parker

James Tolkan: Strickland

Marc Mc Clure: Dave Mc Fly

Wendie Jo Sperber: Linda Mc Fly

Regia: Robert Zemeckis

Sceneggiatura: Robert Zemeckis, Bob Gale

Fotografia: Dean Cundey

Effetti Speciali: Kevin Pike

Musiche: Alan Silvestri, Huey Lewis & The News

Scenografie: Lawrence G. Paull

Produttore Esecutivo: Steven Spielberg


“Strade? Dove stiamo andando non c’è bisogno di strade!” Basterebbe citare questa breve battuta per esser certi di nominare una delle pagine più appassionanti e decisive della storia del cinema. Un film che “ha attraversato il tempo”, per rimanere accanto a ben tre generazioni di fan e cinefili.

Hill Valley, California. 25 Ottobre 1985. Il diciassettenne Marty Mc Fly (Micheal J. Fox) raggiunge l’abitazione dell’amico Doc Brown (Christopher Lloyd), impaziente di provare un nuovo sistema di amplificazione per la sua Gibson ES-335. All’arrivo non trova né Doc né il suo fidato compagno a quattro zampe, Einstein: lo scienziato lo chiamerà poco dopo, per dargli appuntamento quella sera stessa, alla 1.00, presso il parcheggio del centro commerciale dei “Due Pini”. Arrivata la notte, Marty lo raggiunge al parcheggio per assistere all’evento che gli cambierà la vita: Doc gli mette, infatti, una telecamera in mano, affidandogli il compito di filmare il primo viaggio nel tempo della storia dell’uomo. il giovane ha appena il tempo di cominciare a riprendere e vedere il cane Einstein, a bordo della Delorian/Macchina del Tempo, scomparire e riapparire, dopo aver viaggiato nel continuum spaziotemporale. L’esperimento è riuscito, ma lo scienziato deve fare i conti con i terroristi cui ha rubato il plutonio necessario per alimentare la Delorian. I libici arrivano a fucili spianati, uccidono Doc e mettono in fuga Marty: il giovane parte a bordo della Delorian ma, per sfuggire agli inseguitori, porta l’automobile alla velocità di 88 miglia orarie, attivando il flusso temporale e raggiungendo il 1955. Catapultato nella Hill Valley di trent’anni prima, Marty dovrà fare i conti con l’incredulità di Doc e la necessità di non interferire col continuum spaziotemporale dell’epoca dei suoi genitori. Ritornare al futuro è la meta dell’incredibile viaggio di Marty.

Ritratto sociale, esperienza fantascientifica e pellicola di successo a un tempo, “Ritorno al Futuro” rappresenta uno snodo fondamentale nel percorso storico del cinema, sia come punto d’arrivo mediatico che come apripista del genere. Di qualità ce ne’è moltissima(come rivelano i molteplici riferimenti più o meno comprensibili per il medio pubblico) sia dietro che di fronte le telecamere. Zemeckis e Gale, in ordine regista e sceneggiatore, dirigono magistralmente gli interpreti e mettono sulla scena contemporaneo e contenuto, in un mix ancor più compatto, grazie alla colonna sonora, storica ormai come tutto il girato, di Alan Silvestri: Zemeckis e Gale, i cui talenti furono notati per la prima volta da un certo Steven Spielberg, si uniranno al compositore per costituire un vero e proprio “trio delle meraviglie”, le cui gesta tanto hanno dato al grande schermo.

Nella trama, ricchissima dal punto di vista narrativo, si affrontano velate tematiche d’attualità intrise di sapienza mondana e cinematografica. Contrapposto al “muscoloso eroe solitario e irascibile”, rappresentato vuoi da Stallone vuoi da Schwarzenegger, è il “modaiolo” Marty, tipetto sveglio e ironico, maschera comica e furba, capace di far avvicinare ed immedesimare nei suoi jeans Levis la generazione più giovane. Non manca, però, un riferimento anche a quella di mezzo, la generazione dei padri e delle madri per così dire, raffigurata nella duplice faccia della stessa medaglia: da una parte, una famiglia decadente nell’affetto e nello stile di vita, ricostruita sul finire della pellicola, come nucleo brillante ed unito, che ha saputo sfruttare al meglio le occasioni che la vita ha proposto. Il tutto condito dalla principale linea tematica, quel bisogno di sapienza scientifica, di conoscenza dell’inconoscibile che ha spinto l’uomo oltre i confini della Terra. La dinamicità narrativa e la vicinanza mediatica sono sublimate da scelte cinematografiche più che azzeccate, che sono rimaste immortali e feconde nonostante il passare del tempo: la mitica Delorian, l’uso dello skate (non è un caso, forse, che sia il principale mezzo di trasporto di Bart Simpson), lo stralunato comportamento di Doc, le battute, hanno animato fan e cineasti in un successo sempreverde.

Qualche curiosità meno reperibile, adesso, tra le varie cicche relative alla pellicola.

La prima stesura del film, prevedeva che la macchina del tempo fosse un frigorifero: in fase di realizzazione, il Produttore Esecutivo, Steven Spielberg, si rese conto che sarebbe stata una scelta poco adatta al pubblico più piccino, decidendo, infine, per il fortunatissimo uso della Delorian. Sempre in fase pre- produttiva, Doc/Lloyd doveva essere affiancato da uno scimpanzé, Chimp: si scelse, infine, il cane Einstein, ritenuto più “commerciale” rispetto al primate.

Due sono le citazioni più rinomate della pellicola: l’omaggio al maestro George Lucas incarnato dal travestimento di Marty/Michael, che si finge Darth Vader per convincere il padre a fare la corte alla madre, nel 1955, e la telefonata a Chuck Berry, al momento dell’esecuzione, sempre nel 1955, della celebre “Johnny be good”.

Si tratta di un evento di portata strepitosa, non solo dal punto di vista cinematografico, capace di mantenere la propria longevità anche a ventisei anni dalla produzione. Un ringraziamento ci sembra il minimo.

VOTO 8/10

Marco Fiorillo

Pier Lorenzo Pisano




































Nessun commento:

Posta un commento