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giovedì 29 settembre 2011

Requiem for a Dream (2000)


Ciclo "Per non dimenticare": E' come una droga...

Ellen Burstyn: Sara Goldfarb
Jared Leto: Harry Goldfarb
Jennifer Connelly: Marion Silver
Marlon Wayans: Tyrone C. Love
Christopher McDonald: Tappy Tibbons
Louise Lasser: Ada
Keith David: “Little John”
Mark Margolis: Mr. Rabinowitz
Regia: Darren Aronofsky
Soggetto: Hubert Selby Jr.
Sceneggiatura: Hubert Selby Jr., Darren Aronofsky
Fotografia: Matthew Libatique
Effetti Speciali: Drew Siritano
Musiche: Clint Mansell
Scenografie: James Chinlund

Per la mente debole, anche il più innocuo dei piaceri può trasformarsi in un incubo. Se questo cambiamento si consuma, liberarsi dalle grinfie delle proprie voglie diventa impossibile. Bisogna scegliere con accuratezza le proprie gioie, per evitare che diventino il nostro tormento.
Due generazioni, gli stessi problematici vizi. Una New York bella solo esteriormente. Sara Goldfarb (Ellen Burstyn), anziana casalinga, trascorre la sua vita in poltrona, morbosamente attratta dal talk show condotto da Tappy Tibbons (Christopher McDonald). Suo figlio Harry (Jared Leto), invece, finalizza le proprie giornate al raggiungimento della quota utile all’acquisto della dose giornaliera di eroina, piacere che condivide con l’amico Tyron (Marlon Wayans) e con la fidanzata Marion (Jennifer Connelly), aspirante agente di moda disoccupata ed in rotta con la propria famiglia. I tre, ormai stanchi della vita di espedienti che conducono, decidono di lanciarsi nel commercio della droga. Nel contempo, Sara lascia la poltrona per ritornare alla vita vissuta, quando riceve l’invito della Televisione ad uno degli show che tanto ama. L’anziana signora ritrova un entusiasmo subito mal indirizzato: per apparire di bell’aspetto allo spettacolo si sottopone ad una dieta a base di anfetamine, scoprendo le sofferenze del figlio. La via della distruzione è intrapresa da tutti i protagonisti della vicenda: ognuno pagherà il proprio conto alla vita.
Secondo lungometraggio del regista statunitense Darren Aronofsky, “Requiem for a Dream” si ispira all’omonimo romanzo di Hubert Selby Jr. L’autore, vissuto tra gli anni ’30 e i primi del nuovo millennio, che pure aveva conosciuto le sofferenze della dipendenza dall’eroina, dopo averne fatto uso farmaceutico in tenerissima età, riuscì a troncarne l’assunzione dal 1976 a seguito di un breve soggiorno in prigione. L’opera come il film è tutta rivolta all’analisi di questa distruttiva problematica, affrontata da due punti di vista egualmente interessanti. Da una parte l’anziana Sara/Burstyn, dipendente dalla televisione e dal cibo, prima, dalle anfetamine, poi, rovina quello che rimane di una vita già sofferente: attanagliata da un forte senso di solitudine, combatte la malinconia con le armi sbagliate e finisce per essere risucchiata in un male ancor peggiore. Dall’altra il giovanissimo trio Harry/Leto- Marion/Connelly - Tyron/Wayans, che la vita l’ha ancora tutta davanti ma sceglie di accontentarsi di aghi e mobilia impegnata. Soffrono di sofferenze diverse ma sono tutti il frutto della stessa madre, una società marcia in cui nessuno sembra scampare una dipendenza: che siano alimenti, televisione, droga o sesso, tutti desiderano morbosamente qualcosa e sono disposti a tutto pur di ottenerlo. Non può esistere felicità in un’esistenza simile.
Lo psichedelico montaggio delle scene, le ansiolitiche scenografie, le musiche, tutto coincide in una perfetta resa del dramma, di cui lo spettatore stesso diviene protagonista, trascinato sulla scena con pregevole maestria.
In carriera, il regista di origini russe ed ucraine, vanta solo cinque pellicole: il numero è perfettamente bilanciato dall’innegabile qualità del lavoro svolto. Approdato al successo nel 1998 con “Teorema del Delirio”, di seguito realizzò “Requiem for a Dream”, “The Fountain”, “The Wresteler” e il più recente “Il Cigno Nero”. Gli rimane vicino durante il viaggio nel “Mondo del Cinema”, Clint Mansell: ex leader del gruppo Pop Will Eat Itself, al momento dello scioglimento della band si associa al regista, lavorando alle colonne sonore di tutti i suoi film, oltre che ad altre pellicole di successo.
Per l’occasione, Aronofsky si trova a dirigere un cast prevalentemente giovane ma assolutamente promettente. Al fianco dell’affermata Ellen Burstyn, resa celebre dall’interpretazione nel cult “L’Esorcista” e premiata con l’Oscar alla Miglior Attrice Protagonista nel 1976 per il suo ruolo in “Alice non abita più qui”, spiccano Jared Leto e Jennifer Connelly. Leto, che pure vantava una discreta carriera cinematografica, arriva al successo proprio con “Requiem for a Dream”; appena due anni dopo abbandonerà le scene per dedicarsi completamente alla musica, divenendo leader e cantante del gruppo 30 Second To Mars. Discorso analogo vale per la Connelly: nonostante il maggior impegno profuso nel Cinema rispetto al collega, la critica stentò ad accorgersi di lei prima della sua interpretazione nei panni di Marion Silver. Come ricorda lo stesso Aronofsky, l’attrice acquisì forza e sicurezza durante la realizzazione della pellicola: una trasformazione che culminò nella performance a sfondo sessuale presente alla fine del film, che valse, tra le altre cose, la censura ai minori di 17 anni. Una menzione la merita l’altro “giovanissimo” che completa il cast protagonista, Marlon Wayans, che dimostra buona presenza, peccato si sia poi dato a progetti meno impegnati.
Tutti gli sforzi sono finalizzati alla realizzazione di un forte affresco di vita. Il dramma è percepito da tutti i sensi dello spettatore. Su tutti, la visione è accompagnata dal costante grido “Abbiamo un vincitore”, come a sottolineare che “questa vita” un vincente non può averlo.
VOTO 7/10
Marco Fiorillo
Pier Lorenzo Pisano

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