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giovedì 27 ottobre 2011

Insidious (2011)


Insidious
Titolo originale: Insidious
USA: 2010. Regia di: James Wan Genere: Horror Durata: 97'
Interpreti: Patrick Wilson, Rose Byrne, Barbara Hershey, Angus Sampson, Ty Simpkins, Andrew Astor, J. LaRose, Derick Alexander, Johnny Yong Bosch, Josh Feldman, Philip Friedman, Kimberly Ables Jindra, Caslin Katsaros, Derrick Oliver, Ruben Pla, Lin Shaye, Jeannette Sousa, Chelsea Tavares, Heather Tocquigny, Corbett Tuck, Leigh Whannell
Sito web ufficiale: www.insidious-movie.com
Sito web italiano: www.insidious.it
Nelle sale dal: 28/10/2011
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Inquietante
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Binomio prolifico e certamente intelligente,quello fra il regista James Wan e lo sceneggiatore Leigh Whannell che,con il loro ultimo lavoro,"Insidious",mutano il volto della loro paura,traghettandone l'immaginario dalle rive dell'incubo dei "Saw" ai lidi percorsi dai fremiti più viscerali dell'orrore per l'invisibile.
"Insidious" segna il ritorno al cinema che fa paura per quello che non fa vedere,privilegiando il senso dell'attesa e dell'insondabile,all'estetica grandguignolesca e all'enfasi gore benvenuta ai botteghini. Anime inquiete e spettri non sanguinano e l'odore che emanano è quello che sfugge ai sensi primari e scatena l'inferno da dentro.
"Insidious" è un elegante invito al cinema classico delle case maledette,un sortilegio malefico e quasi onirico di atmosfere e sensazioni impenetrabili ,un percorso nel buio dei territori tabù dei silenzi calati sulle certezze sensoriali.
Quando il docente Josh Lambert (Patrick Wilson),sua moglie Renai (Rose Byrne) e i loro tre ragazzi traslocano nella nuova casa,tutto sembra essere tranquillo. Ma il piccolo Dalton (Ty Simpkins) cade da una scala in soffitta e poco dopo precipita in un coma inspiegabile,che la caduta non giustifica. I mesi passano,ma lo stato del ragazzo non cambia nonostante l'intervento dei medici,chiamati a dare una spiegazione.
Strani eventi accadono,non c'è nulla che quadra e ben presto Renai si convince che in quella casa alligna una presenza malvagia che si manifesta in voci,rumori e fatti fuori dall'ordinario.
Sperando di risolvere il problema ,la madre di Josh (Barbara Hershey) si rivolge ad una medium (Lyn Shaye) che,affiancata da due surreali acchiappafantasmi,toglie il velo sotto il quale si cela un antico mistero di anime tormentate,antiche vite,entità estranee e malvage dalle quali Dalton dovrà essere al più presto liberato o lo si perderà per sempre.
Con i suggestivi titoli di testa,il tocco maledetto del brivido di un cinema emarginato e sincero fluttua fra bianchi e neri,animando equivoche inquadrature di una casa già violata nel suo calore dal fiato della paura infrattata. La cinepresa fruga in ogni angolo della casa,fissando in un'immobilità angosciante scale,corridoi,disimpegni,stanze vuote ed oggetti in inquadrature percorse dal silenzioso sussurro dell'attesa e dell'insicurezza. Le porte si aprono,i pavimenti mormorano,le ombre danzano alla cantilena incerta di un mistero mai rivelato,la soffitta è scenario di un segreto non innocente.
Le inquadrature notturne allertano i sensi su una quiete innaturale che avvolge ogni angolo di una casa assopita in un sonno oscuro e agitato,dove luci ed ombre infestano il silenzio che ovatta una minaccia invisibile ma tattile e dove le finestre sembrano occhi su una notte in attesa delle sue vittime.
Nella pletora di taciturne avvisaglie,nulla è superfluo ed emerge una magica regia che porta nel viaggio fantastico di un incubo vissuto fra "Il sesto senso" e "Paranormal Activity",in un lavoro fra Raimi e Carpenter,dove l'Avversario non ha età,non muta con l'ambiente che lo accoglie e lo si vede ballare nelle vesti di un giovane alla musica di un tempo remoto,perchè il Male non ha anni e resta antico come il pericolo che si porta addosso - bello l'omaggio a "Shining" - Il film di Wan è raro nella composizione intelligente di un brano di cinema che veicola puro sgomento,dove esoterismo,mistero e preveggenza si agitano in segnali di un affanno inquietante,come i colori che virano al livido in tonalità cromatiche desaturate e quasi opache,le dissonanze allarmanti degli studi al piano di Renai,ormai incapace di comporre melodie nell'aria malata che stagna fra le pareti di casa sua,i mormorii inspiegabili di ambienti cui viene rubata l'innocenza nel sepolcrale squallore di un'architettura domestica che sembra vecchia.
L'attenzione alla scenografia è acutissima e completa una regia fisica e fortemente aggrappata ai crismi del cinema genuino della paura per l'ignoto,che filtra tra le lame di luce di porte mezzo aperte e si diffonde nell'aria fra le pareti infette che mandano eco senza parole.
I simbolismi carnali di "Saw" sono riversati in "Insidious" in sottili richiami allegorici,come le luci accese di notte sui comodini delle stanze dei bambini,piccole scintille impotenti a vegliare sul sonno oscuro dell' angoscia. Il secondo rullo del film frattura l'esplorazione nell'esoterico del primo tempo e la tensione pare sciogliersi in un intenzionale surrealismo ai margini del grottesco.
Le figure dei ghostbusters,bizzarri John Landis di "Tutto in una notte",i dialoghi nuovi,le proiezioni astrali e le esperienze extracorporee,voltano le pagine di un altro capitolo del lavoro,dove si leggono la satira e l'umorismo nero della commedia sorniona che stempra lo spessore drammatico della prima metà,impostando una sottotrama furba e divergente.
Qui,"Insidious" pare soffrire i sintomi di un'aritmia,quando appaiono maschere astrofisiche,avvengono incontri e dialoghi con uno stravagante aldilà,e trasfigurazioni,ipnosi e trasmigrazioni si altalenano in viaggi nell'Ade fra Omero e Lynch.
La rivelazione pare non sincera o forse affrettata e nel film appare qualche sorriso,benevola accettazione per una completezza non giunta a maturazione. Ma "Insidious" è una splendida ghost story,auspicabile evento nel cinema di genere,raccomandabile iconografia sulla squallida serialità degli horror crepuscolari,insieme ispezione teoretica e metafisica nella dimensione dello spavento ed esperienza sincera della gustazione raffinata di un brano di cinema intelligente e dosato.

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