traduzione

venerdì 18 novembre 2011

Anonymous (2011)


Rhys Ifans: Edward de Vere, conte di Oxford
Vanessa Redgrave: Regina Elisabetta I
Rafe Spall: William Shakespeare
Sebastian Armesto: Ben Jonson
David Thewlis: William Cecil
Edward Hogg: Robert Cecil
Xavier Samuel: William Cecil, conte di Southampton
Sam Reid: Conte di Essex
Jamie Campbell Bower: Giovane Edward de Vere
Joely Richardson: Giovane regina Elisabetta I
Robert Emms: Thomas Dekker

Su Shakespeare se ne sono dette molte. Sono stati impiegati fiumi di inchiostro per commentare le sue opere immortali, ed i suoi versi sono tra i più declamati di tutti i tempi. Ma spesso si è anche parlato della sua vera identità, che alcuni non riconoscono così chiara e limpida come la tradizione vorrebbe. Di questo si occupa “Anonymous”, tra interessantissime trovate meta-cinematografiche, l’ambiente della Londra elisabettiana e le più grandi opere teatrali mai scritte in lingua inglese.
La teoria proposta dal film è la trasposizione di una idea semplice, e già nota da tempo, niente di nuovo: che a scrivere i drammi e i sonetti tanto celebri non sia stato Shakespeare ma in realtà Edward de Vere, 17esimo Conte di Oxford (interpretato da Rhys Ifans), impossibilitato dal firmare le sue opere per via del suo alto rango.
L’originalità del film deriva dal modo in cui la proposta è presentata: attraverso un ipotetico spettacolo teatrale che parla di questa teoria, chiamato appunto “Anonymous”(introdotto da Derek Jacobi), che diventa gradualmente un film vero e proprio, dilatando gli spazi ed i limiti del palcoscenico, per poi riguadagnarli alla fine, quando il sipario si chiude e la gente comincia a lasciare la sala. Ciò crea un affascinante prologo e ci immette subito in un atmosfera teatrale.
Ma tutto è teatrale in questo film, la vicenda del Conte e gli intrighi politici che lo circondano sono essi stessi una tragedia scespiriana, con i loro accenti, modi di dire, di porsi, di congetturare, gli eleganti( e bellissimi) vestiti, gli amori, gli incesti. Anzi il Conte Edward de Vere alias il Grande Bardo, riporta sul palcoscenico ciò che vede, e capisce anche la valenza politica di uno strumento come il teatro.
Gli appassionati di teatro si godranno le varie rappresentazioni, da “Amleto” al “Riccardo III”, presentate nello stile dell’epoca, nel Globe, il teatro di William.
Il film ha una struttura tortuosa e non sempre chiara, a tratti lenta. In compenso ha una bella fotografia, la Londra di Shakespeare, (ricostruita in un capolavoro di computer-grafica) è sempre immersa nella nebbia. Suggerisce l’idea dello sporco, è affollata di bettole, di persone poco raccomandabili, di mantelli consunti, ma anche della grandezza, grazie alle inquadrature panoramiche. Riesce perfettamente a mostrarsi come una città di luci ed ombre, complessa come sono complessi e tridimensionali i personaggi di Shakespeare.
Il film ha anche il difetto (o il pregio, ognuno può farsi la sua idea) di esaltare la figura di Shakespeare, o meglio, le opere di Shakespeare, dal momento che qui il William è un attorucolo rozzo ed analfabeta che pensa solo a soldi, vino e donne e che spilla soldi da De Vere per non rivelare il suo segreto. Non ci sarebbe niente di male ma l’esaltazione è estremamente melensa e portata ai limiti estremi, tanto da risultare fastidiosa, per quanto sicuramente meritata.
VOTO: 5/10
Pier Lorenzo Pisano
Marco Fiorillo

Nessun commento:

Posta un commento